Appelli alla pace e lotta alla guerra (più un grazie)
Lettere al direttore
AA
Dopo le ubriacature di violenza e di terrorismo a livello internazionale, che han dato l’impressione di veder scardinata quel poco di civiltà che ancora ci resta, quasi all’improvviso il mondo occidentale sembra abbia voltato pagina e mai come oggi la corsa alla pace, almeno a parole, si è rivelata massiccia ed estesa.
La pace a tutti i costi pare l’obiettivo di uomini e di Stati che fino a ieri invece davano l’impressione di avere solo la vocazione al macello. Si spera che l’uomo del secolo ventunesimo non accetti più i sistemi barbari e disumani che lui stesso ha inventato e che hanno caratterizzato le epoche precedenti, in cui la guerra si accettava come fatto ineluttabile. Non solo. La si studiava, si preparava come l’evento più memorabile a cui ogni Stato rispettabile dovesse devolvere le sue energie.
Quella del soldato per troppi secoli è stata la professione che ha impegnato milioni e milioni di individui, più o meno consapevoli di dover un certo giorno partire per morire. Ed ora un’altra guerra, mistificata per religiosa, ci opprime, e opprime il mondo intero. Ma non si deve dire con il poeta che «Mare senz’acqua, è una Chiesa senza martiri, ed una Patria senza eroi». Lo si vada a raccontare ai bimbi, di una parte e dell’altra, della terra di Israele e di Palestina.
Gianluigi Pezzali
Salò
Caro Gianluigi,
questa non è una risposta, bensì un tributo. E non soltanto a lei, che ci scrive un giorno sì e l’altro pure, bensì a tutti i lettori e le lettrici che con il Giornale hanno una corrispondenza intensa. Potremmo fare tutti i nomi, anzi, li facciamo: Giuseppe Agazzi, Luigi Andoni, Mariastella Apostoli, Renato Bettinzioli, Gianantonio Borghesani, Angelo Botturi, Luigi Cavalieri, Silvio Emilio Cavalli, Renzo Cominassi, Roberto Giudice Faccioli, Elisa Lavanga, Claudio Maffei, Marco Morandi, Paolo Ortolani, Enzo Pasinetti, Roberto Pasini, Paolo Ruggeri, Alfonso Scelzo, Celso Vassalini, Roberta Verzeletti, Francesco Zanatta, Marzio Zizioli...
Ad essi va la nostra sincera riconoscenza. Con il contagocce pubblichiamo i loro scritti (poiché moltissime - per fortuna - sono le lettere che quotidianamente riceviamo e tendiamo a dare la precedenza ai lettori che chiedono spazio non con frequenza) ma sempre leggiamo con attenzione ciò che ci inviano e non nascondiamo che anche grazie a loro ci formiamo una «coscienza». Sia quando supportano le nostre idee, ancor più allorché le contrastano.
Che davvero la diversità è un valore e il pensiero di tutti una ricchezza: lo sosteniamo con convinzione, non per finta. E chissà che quest’anno, essendo l’ottantesimo della nostra testata, non riusciremo ad organizzare un momento per incontrarci di persona e fare un brindisi. Alla libertà e alla «nostra» Brescia. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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