A Chiari ho visto da vicino la santità di don Silvio Galli

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Prendo spunto dall’articolo pubblicato ieri sul processo di beatificazione di don Silvio Galli, per raccontare un episodio cui sono stato testimone e che evidenzia la bontà di quell’uomo. Premetto che allora ero comandate della stazione carabinieri di Chiari e che lo incontravo con cadenza quasi settimanale, sia per servizio (c’era l’Auxilium, centro di accoglienza), sia perché passare pochi minuti con quell’uomo mi rasserenava. Eravamo negli anni 1989/90 ed una mattina, mentre ero in pattuglia a Chiari, la centrale operativa mi chiedeva di intervenire a San Bernardino in quanto un individuo aveva aggredito e percosso don Silvio, procurandogli lesioni. Immediatamente mi recai sul posto dove trovai don Silvio che era una maschera di sangue. Tentai in tutti i modi di farlo accompagnare al pronto soccorso ma ogni tentativo fu vano. Don Galli minimizzò l’accaduto. Ad aggredirlo era stato una persona non sana di mente di Trenzano che subito dopo identificammo. Le sue assistenti provvidero a medicarlo sul posto. Cercai di convincere don Silvio a sporgere denuncia ma invano. Mi fermai una decina di minuti con lui il quale mi disse: «Vede comandante, questo è un pover’uomo che ha solo bisogno di aiuto e di amore e non è certamente denunciandolo che lo aiutiamo». Fu per me una lezione di vita. Conservo gelosamente il bastone con cui l’uomo aveva percosso e procurato lesioni a don Silvio. Fino a quando è stato in vita, periodicamente passavo a salutarlo. A lui faceva piacere e a me metteva molta serenità.

// Luogotenente Domenico Nitti
Erbusco
Gentile lettore, l’episodio riportato si iscrive proprio nell’attitudine che don Silvio, uomo di grande cultura (fu anche docente di greco e latino al liceo-ginnasio), aveva verso quelli che, semplificando, definiremmo «disperati». In un atteggiamento di accoglienza costante e incondizionata che si rispecchia perfettamente nelle parole usate domenica scorsa da papa Francesco per definire la santità: «non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano». Quell’amore «feriale» che lo rese, per il carisma, un riferimento per moltissime persone anche fuori Chiari, e che lo dovrebbe portare, presto ufficialmente, alla venerazione anche sugli altari. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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