Zona rossa: il Cts la consigliava per Alzano e Nembro
«Alzano Lombardo e Nembro si trovano in stretta prossimità di Bergamo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e 11.522 abitanti. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili ad un'inica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto che l'R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio».
Così si legge in uno stralcio del verbale del Comitatao tecnico scientifico nella riunione del 3 marzo nella sede della Protezione civile. Il documento non compare tra quelli desecretati dal governo e pubblicati sul sito della Fondazione Einaudi, ma è stato reso noto da Regione Lombardia, che lo ha consegnato al consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta, autore di numerose richieste di accesso agli atti proprio riguardo la zona rossa bergamasca.
Nella risposta a Carretta, la Regione sottolinea che appunto il 3 marzo dall'assessorato al Welfare furono inviati al direttore dell'Iss Silvio Brusaferro i dati sui positivi della provincia di Bergamo che rappresentava una situazione di cluster nella zona della Val Seriana e del capoluogo: ovvero 58 contagiati a Nembro, 33 a Bergamo, 26 ad Alzano, 22 a Zogno e 16 ad Albino.
Ebbene il Comitato tecnico scientifico propose effettivamente di «adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della zona rossa» per «limitare la diffusione dell'infezione nelle aree. La posizione degli esperti è inequivocabile: era necessario chiudere. L'invito del Cts restò però inascoltato dal governo.Nei primi giorni di marzo furono inviati in provincia di Bergamo 250 uomini tra Polizia, carabinieri e Guardia di Finanza per blindare i due comuni della Valle. Uomini che però non entreranno mai in azione. 72 ore dopo da Roma arrivò, infatti, l’indicazione di istituire una «zona arancione» su tutta la Lombardia.
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