Ucraina, Mariupol sta cedendo all'assalto della Russia
La città ucraina Mariupol sta cedendo all’assalto della Russia dopo quasi due mesi di assedio. Stamattina il presidente russo Putin ha detto di aver ordinato all’esercito di fermare i colpi contro l’acciaieria Azovstal, da giorni rifugio di soldati e civili ucraini, dicendo che al momento è impraticabile.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax, il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha spiegato durante un incontro con Putin che serviranno ancora 3-4 giorni per completare le operazioni nell'acciaieria di Azovstal di Mariupol. Ma nel frattempo Mosca ha annunciato che Mariupol è ormai sotto il controllo russo. Il leader del Cremlino ha accolto la notizia parlando di un «successo».
Nella città ci sono ancora civili, da settimane sotto bombardamento costante. Per questo la vicepresidente ucraina Iryna Vereshcuk ha chiesto ai russi «un corridoio umanitario urgente dallo stabilimento di Mariupol Azovstal. Ora ci sono circa 1.000 civili e 500 soldati feriti. Devono essere tutti tirati fuori dall'Azovstal oggi». Finora sono più di 142.000 civili evacuati da Mariupol.
Per la Russia la conquista di Mariupol è il primo obiettivo militare in questa seconda fase della guerra in cui Mosca ha dichiarato di volersi limitare al Donbass, la regione nell’est dell’Ucraina.
Cosa succede nel resto dell'Ucraina
Nel resto del Paese intanto prosegue l'offensiva russa. Secondo quanto riferisce il ministero della Difesa britannico, «le forze russe stanno ora avanzando dalle aree di base nel Donbass verso Kramatorsk», nell'est dell'Ucraina, «che continua a essere oggetto di persistenti attacchi con i razzi». Il governatore della regione orientale di Luhansk, Serhiy Gaidai, ha affermato invece che le forze russe controllano l'80% del territorio dell'Oblast.
L'area controllata dalla Russia è aumentata in particolare dopo la cattura il 18 aprile della città di Kreminna, e buona parte della regione è sotto il controllo de facto dell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk, che ha dichiarato in modo unilaterale l'indipendenza dall'Ucraina il 12 maggio 2014. Le truppe russe hanno inoltre alzato una grande bandiera rossa sovietica, simbolo della vittoria sui nazisti nella seconda guerra mondiale, a Kherson e Kreminna, in vista della celebrazione del 9 maggio del Giorno della Vittoria.
I numeri dell'esercito russo
II governo ucraino ha anche aggiornato le stime sulla presenza nel Paese di militari russi, che sarebbero attualmente circa 90.000, mentre altri 22.000 si trovano lungo il confine. In totale i militari russi uccisi dall'inizio dell'invasione sarebbero aumentati a circa 21mila, e l'esercito di Kiev avrebbe colpito e distrutto, fra l'altro, 172 aerei da caccia, oltre a 151 elicotteri e 166 droni, 829 carri armati e 393 pezzi di artiglieria. Mosca però, in base a una denuncia della rete multinazionale di intelligence 'Five Eyes' (Australia, Usa, Regno Unito, Nuova Zelanda e Canada), potrebbe mettere in campo anche attacchi informatici, affidandosi a una rete di hacker per colpire gli Stati che appoggiano l'Ucraina.
Armi e diplomazia
Il tutto mentre il presidente americano Joe Biden ha assicurato ieri un'intensificazione nella fornitura di armi e munizioni agli ucraini, che affluiranno «ogni giorno». Una novità accolta con favore, ma anche con un pizzico di ironia, dal presidente ucraino Zelensky, secondo il quale «i nostri partner hanno iniziato a capire meglio le nostre esigenze. A capire di cosa abbiamo esattamente bisogno». Anche la Lituania ha annunciato la consegna di mortai pesanti all'Ucraina per fronteggiare l'aggressione russa, mentre i ministri delle Finanze del G7 hanno annunciato un impegno, con la comunità internazionale, per un ulteriore sostegno all'Ucraina da più di 24 miliardi di dollari per il 2022 e oltre, aggiungendo che sono pronti a fare ancora di più se necessario.
Non si ferma neppure l'attività diplomatica, nel tentativo di trovare una soluzione che porti ad uno stop dei combattimenti. Mosca ha fatto sapere che i colloqui tra la Russia e l'Ucraina continuano in formato video quasi ogni giorno, e ha proposto che i cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Gb, Francia, Cina e Russia) possano diventare la base degli Stati garanti sulla neutralità e la sicurezza dell'Ucraina.
Nel frattempo il premier spagnolo Sanchez e quello danese Frederiksen sono arrivati a Kiev, dove incontreranno Zelensky. E da Pechino il presidente Xi ha ribadito che la Cina si oppone a «sanzioni unilaterali», dicendo no ad una «costruzione della propria sicurezza» a spese di altri e «alla mentalità della Guerra fredda, che minerà solo il quadro di pace globale».
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