Italia e Estero

Ucraina, l'ex ciclista Tchmil saluta tutti: «Vado a combattere»

Fino a pochi anni fa residente a Moniga del Garda, l’ex campione con un passato nell’esercito russo, vive oggi in Moldavia
Il corridore nato in Russia vinse il Giro delle Fiandre nel 2000 - © www.giornaledibrescia.it
Il corridore nato in Russia vinse il Giro delle Fiandre nel 2000 - © www.giornaledibrescia.it
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Ha combattuto tutta la vita, da uomo e da atleta, ha difeso bandiere di più nazioni, cittadino del mondo per tanti anni residente nel Bresciano, dapprima a Puegnago, poi a Moniga del Garda, ma il suo passato lo riporta inevitabilmente alla grande madre Russia, Nazione nella quale è nato 59 anni fa e della quale conserva ancora il passaporto.

É la storia di Andrei Tchmil, campione di ciclismo, capace di vincere in carriera classiche come la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix, una coppa del Mondo e avere sfiorato il titolo mondiale. Nato a Khabarovsk, lontana città dell’estremo oriente russo, al confine con la Cina divenuto ciclista e militare ai tempi dell’Unione Sovietica quando con la famiglia si stabilisce in Ucraina e poi in Moldavia.

Con la dissoluzione dell’Urss arriva in Italia chiamato dal talent scout Nikolaj Morozov per svernare sul Garda, mentre con la squadra, affiliata a San Marino, muove i primi passi nel professionismo. Quattrordici anni ai massimi livelli nei quali cambia più volte il passaporto. Russo fino al 1991, poi moldavo fino al 1994, ucraino fino al 1997 e belga negli ultimi anni della carriera. Appesa la bici al chiodo nel 2002 e stabilitosi sul Garda dove i figli frequentano le scuole locali, contribuisce a far nascere la Katusha, team internazionale di matrice russa patrocinato dall’oligarca Makarov, altro frequentatore del Garda, divenendo team manager e poi presidente.

Dissidi sulla gestione sportiva lo portano lontano nel 2012, poi subentrano complicazioni familiari e di salute (lotta e vince contro un infìdo tumore) fino alla decisione di cambiare vita e tornare in Moldavia dove nel 2006 aveva ricoperto il ruolo di ministro dello Sport nel governo filocomunista. Lì ha aperto una piccola fabbrica di biciclette e con la nuova compagna ha da un anno avuto un figlio. Mantiene però stretti rapporti di amicizia con tanti ex colleghi di tutto il mondo ed è di ieri la telefonata riportata poi sul suo profilo social da Museeuw, campione di ciclismo belga.

«Non so se ci sarò ancora domani, vado a combattere. Volevo solo sentirti di nuovo, Johan - ha detto Tchmil a Museeuw -. Non so se ci sarò domani o dopodomani, lo spero, ma ti do un bacio grande». Parole drammatiche che hanno toccato profondamente l’amico belga che le ha postate sul suo profilo. Museeuw ha salutato l’amico che nel frattempo ha messo al sicuro in Romania la compagna e il giovanissimo figlio, ma con una promessa speciale, quella di rivedersi presto e abbracciarsi, quando questa tragedia che scuote tutto il mondo, sarà terminata.

E alla soglia dei sessant’anni, l’ex campione, ha imbracciato il fucile e si è diretto verso la frontiera ucraina distante cento chilometri, forse a combattere il popolo che un tempo ha difeso sui pedali quando la sua storia ne farebbe un candidato ideale per un ruolo di mediatore. È il volto più triste della guerra.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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