Italia e Estero

Ucraina, Draghi firma il dpcm per la protezione dei profughi

Si tratta di un provvedimento temporaneo per i 75mila ucraini arrivati in Italia. Previsti l'accoglienza diffusa e il contributo di sostentamento
Profughi ucraini ospitati nella chiesa di Santo Stefano a Genova - Foto Luca Zennaro/Ansa © www.giornaledibrescia.it
Profughi ucraini ospitati nella chiesa di Santo Stefano a Genova - Foto Luca Zennaro/Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il dpcm sulla protezione temporanea e l'assistenza per i profughi provenienti dall'Ucraina a causa della guerra.

Il decreto recepisce il provvedimento europeo del 4 marzo e fissa la cornice normativa: saranno le questure a concedere il permesso di soggiorno temporaneo, ma è l'ordinanza firmata dal capo del Dipartimento della Protezione Fabrizio Curcio a definire i dettagli dell'assistenza. 

Al momento in Italia sono arrivati 75mila ucraini, dei quali quasi 39mila sono donne e 30mila bambini, e per loro il sistema prevede due binari: l'accoglienza diffusa e il contributo di sostentamento, più un terzo che riguarda l'assistenza sanitaria.

Ecco cosa contiene il decreto.

In breve

Ogni profugo in fuga dalla guerra in Ucraina, anche se proveniente da un paese terzo, avrà diritto in Italia a un contributo di 300 euro per un massimo di tre mesi, mentre per ogni minore lo stanziamento è di 150 euro: un nucleo familiare di un adulto e due bambini riceverà dunque 600 euro. Alle associazioni del Terzo settore, invece, andranno 33 euro per ogni profugo che verrà assistito e inserito nel sistema dell'accoglienza diffusa.  

I profughi, come tutti i cittadini italiani, avranno inoltre un codice fiscale che darà loro diritto ad accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale e alle Regioni verrà garantito un rimborso forfettario di 1.520 euro a profugo, fino ad un massimo di 100mila persone. «Questa ordinanza - dice Curcio - è frutto di un lavoro di squadra che ci consente di attuare un modello integrato tra il sistema di protezione civile e altre attività, un modello innovativo per mettere a sistema tutte le competenze». Compresi i Comuni, che «sono pienamente inseriti in questo meccanismo, visto che prevediamo degli accordi specifici - conferma Curcio -. L'Anci è all'interno di questo meccanismo e stiamo ragionando con loro per capire lo sforzo che stanno facendo e come aiutarli». 

Come funziona l’accoglienza diffusa

Per quanto riguarda l'assistenza diffusa, che riguarderà un massimo di 15mila ucraini che sceglieranno di usufruire dei servizi dello Stato, il primo passaggio sarà la pubblicazione di un avviso di interesse rivolto alle associazioni del Terzo settore affinché comunichino la disponibilità ad accogliere i profughi. La cifra che sarà messa a disposizione è di 33 euro per ogni profugo e comprende anche i percorsi di integrazione. Si tratta dello stesso importo previsto per chi viene accolto nel sistema Sai e Cas, gestito dal ministero dell'Interno. Una volta quantificate le disponibilità, verranno attivate le convenzioni tra il Dipartimento della Protezione Civile, la Conferenza delle Regioni, l'Anci e i singoli enti ed elargiti i contributi. 

Chi si sistema in autonomia

Gli ucraini che, invece, decideranno di sistemarsi in maniera autonoma, avranno diritto a un contributo una tantum di 300 euro al mese, per un massimo di 3 mesi. Ai quali si aggiungeranno 150 euro per ogni figlio, senza alcun limite. Ma come verranno dati i soldi? Saranno probabilmente gli sportelli postali, dietro presentazione del documento di identità e del permesso di soggiorno temporaneo, a consegnare cash i 300 euro. Nel caso in cui i profughi trovino lavoro, il contributo sarà sospeso dopo 60 giorni. «La maggioranza di chi è arrivato in Italia è accolto da parenti e amici. Dobbiamo consentire che chi ha trovato ospitalità in questo modo possa continuare a farlo» sottolinea Curcio il cui obiettivo è duplice: erogare i contributi «nel più breve tempo possibile, perché l'emergenza è ora» e assicurarsi che i soldi arrivino «a chi ne ha diritto». 

I minori non accompagnati

Ma l'ordinanza affronta anche un altro tema, quello dei minori non accompagnati. Ad oggi, spiega il capo del Dipartimento dell'immigrazione del Viminale Francesca Ferrandino, ne sono arrivati 475. «Buona parte di loro è stata affidata alle famiglie, mentre un'altra parte vive in istituti individuati dai comuni che rientrano nei parametri stabiliti». E l'obiettivo di tutti è fare in modo che a loro, che sono i più deboli, sia garantita la massima protezione possibile. Per questo, è l'invito di Ferrandino, «è importantissimo che chiunque sia a conoscenza della presenza di un minore non accompagnato lo segnali, affinché scatti quella cordata di interventi che garantiscano l'interesse prioritario del minore».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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