Trump e Putin archiviano il Russiagate: «È una farsa»
Trump e Putin cancellano il Russiagate, «una farsa», e assicurano all’unisono che non c’è stata alcuna interferenza russa nelle elezioni nel 2016. Ma se il capo del Cremlino gongola, una bufera investe il tycoon, con avversari e alleati che in patria lo accusano di aver ceduto a un avversario degli Usa.
Il mantra prima dell’attesissimo vertice di Helsinki era stato «basse aspettative» e non fissiamoci su «risultati concreti». L’importante - era la linea sia del Cremlino che della Casa Bianca - è che i due presidenti si parlino. E si sono parlati per quattro ore in tutto. Poi la sintesi: la Guerra Fredda è «finita», il mondo «ha bisogno» di Usa e Russia per combattere la «proliferazione nucleare» e garantire «la stabilità».
«Torneremo a parlarci - ha detto Trump - e anzi avremmo dovuto farlo prima, siamo stati tutti degli stupidi». Ma il disgelo e la nuova collaborazione sullo scacchiere internazionale sono passati senz’altro in secondo piano rispetto al peccato originale: il Russiagate.
La stampa americana, com’era prevedibile, ha azzannato la preda e non l’ha mollata più. Trump ha assicurato di aver sollevato la questione con Putin. E Putin, per l’ennesima volta, ha ribadito di non aver interferito nel voto americano. Una posizione articolata, ha detto Trump, con «forza e calore». Ma quando gli è stato chiesto chiaramente a chi il presidente Usa volesse credere, i servizi d’intelligence Usa o Mosca, Trump ha ripetuto la teoria della «caccia alle streghe», ha chiesto più volte dove sia finito il «server» incriminato, «perché non si trova?», e come mai sono «scomparse» oltre 30mila mail di Hillary Clinton. «In Russia non sarebbero svanite tanto facilmente», ha ghignato. «Ho battuto la Clinton in modo leale, non ci sono stati intrighi: il presidente Putin dice che non è stata la Russia e non vedo nessuno ragione perché avrebbe dovuto farlo».
Parole che hanno suscitato un vespaio in America. Non solo da parte di stampa e democratici, che hanno denunciato una condotta «imbarazzante» e «vergognosa». La censura è arrivata anche da molti repubblicani, a cominciare dallo speaker della Camera Paul Ryan: «Non c’è dubbio che la Russia abbia interferito nelle nostre elezioni. Il presidente deve riconoscere che Putin non è un nostro alleato, deve essere posto davanti alle sue responsabilità e mettere fine ai suoi vili attacchi alla democrazia».
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