Treni, Speranza: resta obbligatorio il distanziamento
Resta obbligatorio il distanziamento sui treni ad Alta Velocità. Lo stabilisce una ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che, a poche ore dal via libera del Mit all'utilizzo di tutti i posti a sedere, tira la frenata rapida. «Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela - spiega il minstro accogliendo le preoccupazioni di esperti ed enti locali -. È giusto che sui treni restino in vigore le regole di sicurezza applicate finora». Lo stop and go, accompagnato dalle inevitabili polemiche, nel primo sabato d'agosto, le stazioni di nuovo affollate di passeggeri in partenza tra timori e voglia di vacanze. «Ma proprio quando partiamo noi? Siamo preoccupati», osserva Filomena mentre aspetta col marito il treno per Napoli alla Centrale di Milano.
«Preferisco si mantenga il distanziamento», aggiunge Elena, che accompagna il figlio adolescente al treno per la montagna. I controlli all'ingresso dei gate sono ordinati anche a Torino Porta Nuova: «in treno si corrono gli stessi rischi che ci possono essere su un mezzo pubblico in città, almeno qui ci controllano la temperatura», dice un padre con la famiglia al seguito. Percorsi obbligati, dpi, consegna gratuita con igienizzante e protezioni anche a Roma Termini: «il nostro vagone era quasi pieno. Avevamo tutti le mascherine, speriamo possa bastare per essere sicuri», dicono Sara e Marco, arrivati da Venezia con Italo, che per domani sta valutando la soppressione di una decina di convogli dopo che è stato deciso di limitarne il riempimento. Inevitabili i disagi, anche se Ntv annuncia il rimborso dei biglietti. «Gli operatori di trasporti e servizi di mobilità hanno bisogno di disposizioni chiare e certe per poter organizzare l'attività e informare correttamente la propria clientela», è l'allarme lanciato da Arrigo Giana, presidente di Agens, l'agenzia confederale dei trasporti e dei servizi. Di confusione parla anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti, che accusa il governo di non aver consultato le Regione, che pure hanno competenza sui trasporti locali. Sui treni, intanto, si segnala un pò di nervosismo anche tra i passeggeri.
«Non c'è niente da fare, il concetto che le regole esistono per essere rispettate evidentemente è troppo ostico per il cervello bacato di molti...», scrive su Facebook Silvia, in viaggio sul Frecciarossa da Milano a Pescara. «Il distinto signore con borsa da manager al seguito, con cui ho appena avuto un diverbio, se ne frega della mascherina. Per fortuna i posti sono ancora distanziati...». E lo resteranno ancora per un bel pò. Se la Lombardia conferma la propria ordinanza, per cui sui mezzi pubblici si potranno continuare a utilizzare il 100% dei posti a sedere e il 50% di quelli in piedi, il ministro Speranza ricorda che «in tutti i luoghi chiusi aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto, è e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l'obbligo delle mascherine. Sono i due principi essenziali che, assieme al lavaggio frequente delle mani, dobbiamo conservare nella fase di convivenza con il virus». Del resto, un recente studio dell'Università di Southampton, in collaborazione con Accademia cinese delle Scienze, China Academy of Electronics and Information Technology e Chinese Centre For Disease Control and Prevention, rileva che è necessaria una distanza di oltre un metro per un'ora di viaggio insieme. E che, dopo due ore di contatto, una distanza inferiore a 2,5 metri potrebbe essere insufficiente per impedire la trasmissione. «Sono un ottimista, ma che vuole essere prudente», afferma il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano: «il virus sarà tra noi ancora a lungo...», ricorda allineandosi alle osservazioni del Comitato tecnico scientifico, che ieri ha accolto la possibilità di far viaggiare i treni ad Alta Velocità al 100% dei posti con «molta preoccupazione». Nel frattempo l'ordinanza del ministro Speranza ha riportato indietro le lancette dell'orologio lasciando tutto invariato. Perché, osserva ancora Pregliasco, «in molti cittadini c'è la speranza che sia finito tutto», ma non è ancora così.
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