Tremila profughi al gelo alle porte dell'Europa
Circa tremila migranti vagano all'aperto e esposti al freddo invernale nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, dormendo nei boschi e in ricoveri di fortuna a temperature abbondantemente sotto lo zero.
A denunciarlo, parlando del pericolo di una «catastrofe umanitaria», è stato Peter van der Auverart, capo della missione nel Paese balcanico dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). In dichiarazioni all'emittente allnews balcanica N1, il funzionario Oim ha detto che si tratta dei profughi, circa un migliaio, sfollati dal campo di Lipa, presso Bihac, devastato da un vasto incendio appiccato nei giorni scorsi dagli stessi migranti dopo la notizia della chiusura della tendopoli.
A loro si aggiungono altri duemila profughi della cosiddetta rotta balcanica, che già da tempo vagano nella zona nel perenne tentativo di passare la vicina frontiera con la Croazia e proseguire il loro viaggio verso i Paesi dell'Europa occidentale.
«Siamo difronte a una catastrofe umanitaria», ha detto van der Auverart, secondo il quale l'Oim ha i mezzi per allestire un nuovo campo profughi nella regione. Nei giorni scorsi era stata decisa la chiusura del campo di Lipa per ristrutturarlo e adattarlo alle condizioni invernali, per farne un centro di accoglienza stabile di migranti. Gli ospiti tuttavia in segno di protesta avevano dato alle fiamme la gran parte delle tende del campo. Il loro previsto trasferimento nell'altro campo nel centro abitato di Bihac non è tuttavia ancora avvenuto a causa tra l'altro della forte opposizione della popolazione locale, che da mesi protesta per la presenza dei migranti, fonte di insicurezza e violenze.
La situazione, secondo l'Oim, sta diventando molto critica, ed è necessario un intervento urgente per evitare che precipiti in una autentica catastrofe umanitaria. Secondo l'Oim, sono circa ottomila i migranti illegali che si trovano attualmente in Bosnia-Erzegovina.
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