«Test rapidi per il Covid-19 agli operatori sanitari e nelle rsa»
Via libera dal Ministero della salute ai test molecolari veloci, ovvero i tamponi rapidi nasofaringei, basati sulla rilevazione dei geni virali nelle secrezioni respiratorie. Undici i test diagnostici autorizzati in tal senso in Italia. Sono stati potenziati per questo i laboratori regionali e individuate le priorità di verifica di positività a Covid-19, a partire da pazienti ospedalizzati, operatori sanitari esposti a maggior rischio, soggetti fragili e soggetti con infezione respiratoria ricoverati nelle Rsa. Mentre i test sierologici per la rilevazione degli anticorpi al SarsCov2 «molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale», «necessitano di ulteriori evidenze sulle loro performance e utilità operativa» rispetto alla diagnosi del Civid-19.
Questo quanto stabilito nelle 24 pagine della nuova circolare emanata in tarda serata dal Ministero della salute che detta regole e criteri di adozione per i tamponi rapidi autorizzando, nelle aree a rischio, i test in auto. Secondo il Ministero si può considerare la possibilità di utilizzare laboratori mobili o «drive-in clinics», consistenti in strutture per il prelievo di campioni attraverso il finestrino aperto dell'automobile su cui permane il paziente. Da Roma precisano che per la Commissione europea «queste strutture permettono di ridurre il rischio di infezione al personale sanitario o altri pazienti».
Si tratta di una svolta invocata da molti, soprattutto in Lombardia: l'aumento dei test è necessario per capire le reali dimensioni del contagio, finora largamente sottostimate come dimostra il caso Brescia, e per prevenire le nuove infezioni. Resta ancora aperto il problema dei pazienti sintomatici non ospedalizzati, per ora esclusi dai test sulla positivià.
La circolare affronta il tema dei test rapidi sierologici basati sull'identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2. Secondo il parere espresso dal Comitato tecnico scientifico, non possono - si legge nel documento - allo stato attuale dell'evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull'identificazione di Rna virale dai tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dall'Oms».
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, «sebbene l'impiego di kit commerciali di diagnosi rapida virologica sia auspicabile e rappresenti un'esigenza in situazioni di emergenza come quella attuale, gli approcci diagnostici al momento tecnicamente più vantaggiosi, attendibili e disponibili rimangono quelli basati sul rilevamento del virus in secrezioni respiratorie».
Undici invece i tamponi diagnostici autorizzati in Italia ed elencati nella circolare con altrettante aziende, non solo italiane. Tra le categorie a cui effettuare i test tampone rapidi prioritariamente, figurano dunque gli operatori sanitari esposti a maggior rischio (compreso il personale dei servizi di soccorso ed emergenza, il personale ausiliario e i tecnici verificatori), «per tutelare gli operatori sanitari e ridurre il rischio di trasmissione in ospedale». Per i sanitari si prevede una via accelerata per ottenere i risultati del test entro le 36 ore. Una misura sempre più necessaria, dato che il virus sta colpendo duramente tra le persone impegnate nella cura dei malati: finora sono 80 i medici deceduti.
Inclusi nella circolare anche gli operatori dei servizi pubblici essenziali sintomatici, anche affetti da lieve sintomatologia per decidere l'eventuale sospensione dal lavoro; operatori, anche asintomatici, delle Rsa e altre strutture residenziali per anziani. Si tratta di luoghi in cui le vittime sono sempre più numerose, in Lombardia l'Iss parla di una mortalità del 20%. I responsabili di queste strutture da settimane lamentano l'abbandono da parte delle istituzioni, come dimostrano numerosi casi nel Bresciano, non ultimo quello di Verolanuova, dove su 120 ospiti ne sono morti 32.
Tornando ai test rapidi, il Ministero include nell'elenco delle priorità anche le persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia e fragili, come persone anziane con comorbidità quali malattie polmonari, tumori, malattie cerebrovascolari, insufficienza cardiaca, patologie renali.
Nelle aree in cui vi è ancora una limitata trasmissione di SarsCov2, «se si dispone di risorse sufficienti», vanno effettuati «test diagnostici in tutti i pazienti con infezione respiratoria». I test non vanno effettuati in assenza di prescrizione medica o ospedaliera.
Intanto l'Oms si prepara a lanciare nei prossimi giorni il programma Solidarity II, per sapere quante sono nel mondo le persone con l'infezione attraverso una poderosa campagna di analisi del sangue per rilevare gli anticorpi al virus in quasi una decina di paesi nel mondo. Ciò aiuterà a determinare prevalenza e mortalità del Covid-19 nelle diverse fasce d'età e a decidere la durata di chiusure e quarantene.
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