Italia e Estero

Strage nella basilica di Nizza, il killer da Lampedusa

L'offensiva integralista contro la Francia diventa un assedio proprio mentre il Paese è «travolto dal Covid»
Una immagine di Brahim Aouissaoui - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una immagine di Brahim Aouissaoui - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Due settimane fa, un professore decapitato all'uscita di scuola. Oggi tre persone, due sgozzate, un'altra decapitata, stavolta in chiesa, nel pieno centro di Nizza, da un terrorista tunisino sbarcato da qualche settimana a Lampedusa.

L'offensiva integralista contro la Francia - scatenata dalla fatwa contro gli autori delle caricature di Maometto - diventa un assedio proprio mentre il Paese è «travolto dal Covid», come ha detto ieri sera Macron. Poche ore dopo aver annunciato il lockdown, il presidente si è ritrovato a Nizza, fuori dalla chiesa, per l'ennesima tragedia che colpisce la Francia sotto il suo mandato.

«Non cederemo», ha assicurato il capo dell'Eliseo in una breve dichiarazione dopo aver ringraziato le forze dell'ordine e i soccorritori. Poi ha annunciato, sintomo della gravità del momento, che i 3.000 militari dell'operazione Sentinelle chiamati a dar manforte alla prevenzione antiterrorismo dopo gli attentati del 2015 diventeranno da domani più del doppio nelle strade di Francia, passando a 7.000.

Erano le 9 di mattina quando un uomo - che sarà identificato poi come Brahim Aouissaoui, 21 anni tunisino, sbarcato in Italia a settembre e poi clandestino in Francia da pochi giorni - è entrato nella basilica di Notre-Dame in pieno centro di Nizza, dove c'erano pochissimi fedeli e il sagrestano Vincent.

Non c'era alcuna messa in corso. Il tunisino si è avventato su una signora, una sessantenne, e ha compiuto lo stesso gesto costato la vita due settimane fa al professor Samuel Paty che aveva mostrato in classe le caricature di Maometto: le ha tagliato la testa.

Il sagrestano, 55 anni, si è avvicinato ed è stato sgozzato a sua volta. È toccato poi a un'altra donna, di 44 anni. Ha resistito alle coltellate ed è fuggita dal portone della chiesa dirigendosi, alla ricerca di un riparo, verso il bar più vicino. Poco dopo però è morta anche lei.

Un testimone ha chiamato i soccorsi, collegati al posto di pubblica sicurezza più vicino, quello della polizia municipale. Sono stati quattro poliziotti delle squadre locali di Nizza a entrare in azione, appena 10 minuti dopo la strage, alle 9.10: individuato il killer, lo hanno neutralizzato aprendo il fuoco e sparando 14 proiettili. L'uomo, ferito alla spalla, è stato medicato sul posto prima di essere trasferito in ospedale, dove è ricoverato in prognosi riservata.

«Mentre lo medicavano davanti a noi - ha raccontato il sindaco di Nizza, Christian Estrosi - continuava a ripetere in modo incessante Allah Akbar». La polizia ha identificato il killer grazie a un documento della Croce Rossa italiana che aveva con sé. Come un copione ormai ripetuto troppe volte, gli agenti hanno transennato tutta la zona, verificato l'esistenza di eventuali complici, hanno fatto brillare (diverse le esplosioni udite in mattinata) i pacchi sospetti attorno e dentro la chiesa. L'uomo ha affermato subito di aver agito da solo e rivendicato la sua azione.

La procura antiterrorismo ha aperto un'indagine. Lo stato d'allerta attentati è stato esteso a tutta la Francia. Negli stessi momenti da Gedda arrivava la notizia dell'assalto al consolato francese con il ferimento di una guardia. Dal mondo islamico, le proteste e le manifestazioni antifrancesi si susseguono ormai da giorni. Il pesantissimo clima in cui è ripiombato il Paese è costato carissimo a un uomo, probabilmente uno squilibrato, che si è diretto con un coltello verso i poliziotti ad Avignone. Gli agenti hanno reagito a vista e l'uomo è rimasto ucciso sul posto.

Un altro allarme è scattato a Lione, dove un afghano con un coltello è stato fermato in strada. Ma l'immagine che rende più di tutte l'idea della Francia in queste ore, è quella di Jean Castex, il primo ministro, che viene informato dall'attentato di Nizza mentre sta spiegando nell'emiciclo dell'Assemblée Nationale i dettagli del lockdown. Con la mascherina sul volto, dopo un minuto di silenzio con i deputati, abbandona tutto per raggiungere il ministro dell'Interno Gerald Darmanin alla cellula di crisi.

Non segue Macron a Nizza - il presidente viene accompagnato dal ministro della Giustizia, Eric Dupond-Moretti e da Darmanin - perché deve tornare in Parlamento per il voto sul lockdown. Fra le reazioni più dure, quella di Marine Le Pen: «Serve una legge di guerra per rispondere alla guerra che gli islamisti ci hanno dichiarato».

E quella di Guillaume Peltier, vicepresidente dei Republicains: «È la guerra: annientiamo il nemico, proteggiamo il nostro popolo, salviamo la nostra civiltà». Fra gli osservatori che si avvicendano negli studi televisivi per commentare la situazione più grave in cui si trova la Francia nella storia recente circola un'unica ipotesi, paradossalmente di segno positivo: che il lockdown in vigore da mezzanotte - svuotando le strade e i luoghi pubblici del Paese - renda più difficile ai terroristi la ricerca di nuovi bersagli. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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