Strage di Erba, si valuta se riaprire il caso: due istanze di revisione del processo
Sono due le richieste di revisione del processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi, marito e moglie condannati all'ergastolo per la strage di Erba (Como). Una l’ha presentata il sostituto Pg di Milano Cuno Tarfusser lo scorso 12 aprile, data in cui ha depositato relazione con la richiesta di riaprire il caso al procuratore generale Francesca Nanni e all'avvocato generale Lucilla Tontodonati. L’altra la presenterà «fra pochissimo tempo, indicativamente cinque o sei giorni» il pool di difensori dei due coniugi. Lo ha spiegato all'Ansa l'avvocato Fabio Schembi, legale della coppia insieme a Nico D'Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello: un’istanza annunciata da tempo, ma diversa da quella della Procura generale di Milano. «Sono soddisfatto e contento che anche la magistratura si possa interessare del caso. A questo punto ce lo aspettavamo e lo auspicavamo», anche se «è molto difficile che ci sia una iniziativa del genere della Procura generale. È accaduto pochissime volte».
La decisione del procuratore generale Nanni e dell'avvocato generale Tontodonati, se trasmettere o meno gli atti alla Corte d'Appello di Brescia, sarà presa entro qualche settimana. Una volta trasmessa l'istanza o le istanze (visto che la difesa ha annunciato che presenterà una propria istanza di revisione) la Corte bresciana dovrà valutare se sono ammissibili. Qualora lo fossero si aprirà quindi un nuovo processo.
La richiesta della magistratura
È una richiesta sollevata «in tutta coscienza per amore di verità e di giustizia e per l'insopportabile pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l'ergastolo» quella con cui Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano, ha chiesto di riaprire il caso sulla strage di Erba. Le motivazioni della richiesta sono state puntualizzate da Tarfusser nelle 58 pagine del suo documento, in cui ha tenuto conto del lavoro del pool di difesa di Olindo e Rosa di questi anni.
La strage è dell'11 dicembre 2006: quattro i morti, Raffaella Castagna e il figlio Youssef di due anni, la madre di Raffaella, Paola Galli, e una loro vicina, Valeria Cherubini. Unico sopravvissuto, ma ferito, il marito di Valeria, Mario Frigerio, morto lo scorso gennaio. Secondo il sostituto procuratore generale, il riconoscimento fatto da Frigerio può essere visto come una «falsa memoria» e la confessione di Olindo e Rosa ottenuta con «errate tecniche di intervista investigativa» e dubbi ci sono anche sulla macchia di sangue trovata sull'auto di Olindo. Sintetizzando ulteriormente, già in primo grado ci sarebbe potuto essere un «sito processuale diverso».
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