Strage di Erba, il riassunto 11 anni dopo
La sera dell’11 dicembre 2006, poco prima delle 20.30, scoppia un incendio all’interno di una corte ristrutturata, in via Diaz, a Erba.
I primi a intervenire sono i vicini, che sul pianerottolo dell’appartamento in fiamme trovano un uomo ferito, Mario Frigerio. È grave, ma vivo: si salverà grazie a una malformazione della carotide.
Una volte spente le fiamme, i vigili del fuoco trovano tre cadaveri: quello di Raffaella Castagna, 30 anni, di sua mamma, Paola Galli, del figlio Youssef, di soli due anni. Nell’appartamento al piano superiore c’è la quarta vittima, Valeria Cherubini, moglie di Mario Frigerio.
Sui cadaveri gli investigatori trovano numerose coltellate e ferite provocate da un spranga: la morte è conseguenza di un’aggressione.
Le indagini, inizialmente, si concentrano su Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre di Youssef. L’ipotesi è che la strage sia dovuta a un regolamento di conti compiuto contro di lui per i suoi traffici con la droga. Al momento della strage, infatti, Azouz si trova in Tunisia da alcuni parenti.
Tra le altre piste non escluse dagli investigatori c’è anche quella che porta ai vicini di casa delle vittime: Olindo Romano e Rosa Bazzi, netturbino lui, casalinga lei. A insospettire gli inquirenti il comportamento anomalo dei coniugi Romano, gli unici a non essere sconvolti per la strage, ad avere ferite su mano e avambraccio e a non toccare mai l’argomento, come hanno dimostrato le intercettazioni ambientali. A questo si aggiunge il fatto che i due, senza che nessuno ne chiedesse conto, mostrarono uno scontrino del McDonald’s come a voler presentare un alibi.
Il 26 dicembre vengono disposti accertamenti tecnici urganti e nell’auto di Olindo viene trovata una traccia di sangue di Valeria Cherubini. Il 9 gennaio 2007, dopo un lungo interrogatorio, i coniugi vengono arrestati. Le indagini ricostruiscono i diverbi, pesanti, tra loro e la famiglia di Raffaella Castagna.
L’11 gennaio, i Romano ammettono, separatamente, di essere gli esecutori della strage, salvo poi ritrattare sostenendo che la confessione gli fosse stata estorta dagli inquirenti. Contro di loro, però, oltre alla traccia di sangue c’è anche la testimonianza del sopravvissuto, Mario Frigerio.
Il 12 ottobre 2007 Olindo Romano e Rosa Bazzi sono rinviati a giudizio. La prima udienza si tiene il 29 gennaio 2008 il 18 febbraio Olindo accusa i carabinieri di avergli fatto il lavaggio del cervello. Il 26 febbraio testimonia in aula Mario Frigerio.
Il 26 novembre dello stesso anno arriva la sentenza di primo grado: ergastolo con isolamento diurno per tre anni per entrambi. Sentenza che viene confermata anche in appello il 20 aprile 2010.
Nel 2014, a settembre, muore all’età di 73 anni Mario Frigerio. Nell’aprile scorso, infine, la Cassazione ammette il riesame di sette elementi di prova preso la Corte d’Appello di Brescia.
Oggi la prima udienza.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato