Italia e Estero

Stop al coprifuoco, Galli: «Uscire la sera è un rischio»

«Guardiamo i dati e poi decidiamo. Servono due, tre settimane di monitoraggio» dice Patuanelli
Coprifuoco (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
Coprifuoco (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Il coprifuoco serale serve perché uscire la sera è «una delle 4 situazioni della giornata in cui è verosimile avere un rimescolamento di popolazione e diffusione del virus». A spiegare i motivi per cui è giusto mantenere limitazioni al movimento dopo le 22, è stato Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano e professore presso di infettivologia all'Università degli Studi di Milano, durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre.

«Io ho la nausea dei discorsi sul coprifuoco, - ha esordito Galli - Dico solo che nell'arco della giornata esistono quattro condizioni che implicano movimento e il rimescolarsi della popolazione: l'andare al lavoro o a scuola, lo stare al lavoro o a scuola, il tornare a casa e l'uscire la sera. In tutte queste situazioni - ha aggiunto l'esperto - verosimilmente si hanno contatti e ci si mischia con gente diversa, con o senza precauzioni, a seconda dei comportamenti dei singoli individui. È evidente che se devi tenere in piedi le prime tre cose, perché sono quelle che tengono in moto il paese, si finisce per doverne sacrificare o ridimensionare una che comporta un rimescolamento della popolazione completamente diverso dalle altre. Le limitazioni serali servono a questo: a disincentivare i movimenti. Se non si capisce questa cosa si andrà avanti a discutere all'infinito, ma non dovrebbe esser difficile da capire. Se poi ci si vuol fare polemica politica è un'altra questione». «Mi rendo conto - concluso l'esperto - che ci sono le esigenze di coloro che, di sera hanno la loro attività principale dal punto di vista economico e non riescono a sopravvivere, ma è un' altra questione. In chiave strettamente epidemiologica c'è la necessità di capire dove è possibile limitare i contatti tra le persone e di conseguenza la diffusione del virus».

«Guardiamo i dati e poi decidiamo»: dice il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in tv. «Il coprifuoco non può essere elemento di dibattito politico - ha detto -. Il coprifuoco è una delle misure restrittive che obbligatoriamente è stata inserita in un pacchetto di misure che da più di un anno accompagnano purtroppo il nostro paese come tutti gli altri paesi del mondo. Ed è legato ai dati della pandemia». 
«Servono due, tre settimane di monitoraggio per capire come incide sulla curva dei contagi tutta la parte dei dispositivi messa in campo per le riaperture. Dopo di che faremo una valutazione», ha concluso.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un’altra trasmissione tv, «Il 16 maggio? Credo sia una data auspicabile per superare il coprifuoco, ma ovviamente non è un liberi tutti. Ci siamo passati altre volte».
«Tutti vogliamo uscire da quell'incubo. Il tema è superare il coprifuoco per non rientrarci dopo pochi mesi - ha aggiunto -. Non vale solo per l'Italia, sono ore importanti. Ora dobbiamo affrontare l'estate e permettere ai turisti vaccinati di venire in Italia».

Anche le regioni, soprattutto quelle a vocazione turistica, chiedono un cambio di passo: «Io spero che il coprifuoco possa essere rivisto o eliminato. Questo vorrebbe dire non che c'è un giudizio su cosa fa il Governo ma che il Governo prende atto - questa è la nostra speranza - che le cose vanno meglio. Altrimenti è giusto essere prudenti» ha detto Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna. Anche sull'anticipo di apertura dei ristoranti al chiuso, «credo che il Governo abbia tutto l'interesse a far ripartire le attività oggi nel dramma o in ginocchio. Però lo deve fare giustamente con quella precauzione che significa non essere irresponsabili. Se anticiperà vuol dire che le cose stanno andando meglio».  

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