Sono stati individuati 67 siti per le scorie nucleari in Italia
Via libera alla pubblicazione della Carta dei siti idonei per il Deposito nazionale delle scorie nucleari. Sono 67 in 7 regioni (Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna).
Come era prevedibile, Comuni e Regioni da sud a nord sono insorti, appoggiati da leader nazionali come Salvini e Speranza. I no alla discarica sono venuti da Vito Bardi dalla Basilicata («ci opporremo con tutte le forze»), da Christian Solinas dalla Sardegna («atto di arroganza del governo, ennesimo oltraggio»), dall'assessore regionale del Lazio Massimiliano Valeriani («regione indisponibile»), da Michele Emiliano dalla Puglia («ferma e netta contrarietà»), da Eugenio Giani della Toscana («contraddittorio mettere le scorie in zone patrimonio Unesco»). Dalla Sicilia, l'assessore Totò Cordaro ritiene «fondamentale un pieno confronto tra governo nazionale, governo regionale e le comunità locali».
Impossibile dare conto di tutte le reazioni contrarie dei Comuni. Le riassume la presa di posizione dei sindaci della Val d'Orcia in Toscana, patrimonio Unesco: «Proposta irricevibile e non negoziabile».
Il leader della Lega Matteo Salvini ha fatto 7 post, uno per ogni regione interessata: «Il governo è incapace e fa male a...». Il ministro lucano di LeU Roberto Speranza ha chiuso la porta: «La Basilicata non è idonea»: le aree, spiega Speranza, «sono in zona sismica 2». Il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, ha attaccato lui ed Emiliano: «Piena sindrome Nimby: irresponsabili».
Il mondo ambientalista si è diviso: se Legambiente e Rossella Muroni di LeU hanno approvato la Cnapi, Greenpeace e Angelo Bonelli dei Verdi si sono detti favorevoli a più siti di stoccaggio e non a uno solo.
L'Italia da anni deve dotarsi di un sito nazionale per le scorie nucleari dalle centrali dismesse e dalle attività mediche e industriali. Lo prescrivono le norme europee. Ma il nostro Paese, evidenzia Muroni «attende la pubblicazione di questa Carta da agosto 2015».
I rifiuti nucleari italiani più radioattivi sono stoccati temporaneamente in Francia e Gran Bretagna, con costi altissimi per i contribuenti, quelli meno radioattivi sono sparsi in vari depositi poco sicuri in Italia. Dopo anni di valutazioni, rimpalli e rinvii, oggi i ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico hanno autorizzato la Sogin (la società pubblica che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari) a pubblicare la sua carta dei 67 siti idonei, la Cnapi.
I siti sono 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in Lazio, 1 in Puglia, 12 in Basilicata, 4 fra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna.
«Il Paese aspettava da tempo la Cnapi, non è tempo di polemiche», ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa (M5S). «Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare», ha commentato Roberto Morassut, sottosegretario Pd. Entrambi poi rassicurano: «"Potenzialmente" non significa che sia stata assunta alcuna decisione alle spalle delle comunità locali, come qualcuno in malafede sta in queste ore sostenendo».
La pubblicazione della Carta dei siti idonei è solo l'inizio di un processo lungo e complesso per arrivare al deposito. Dopo la presentazione della carta, sarà organizzato un seminario nazionale con enti locali e soggetti interessati. Sulla base di quanto uscito dal dibattito, la Sogin preparerà una nuova carta dei siti, che verrà di nuovo valutata e approvata dai Ministeri. A quel punto i Comuni potranno presentare le loro candidature (se ce ne saranno) e il governo dovrà fare la scelta finale.
La Sogin prevede 4 anni di cantieri per realizzare il deposito. Per 40 anni riceverà fino a 78.000 metri cubi di rifiuti a bassa radioattività e 17.000 ad alta radioattività. L'investimento sarà di 900 milioni di euro, con 4.000 occupati per 4 anni nel cantiere e un migliaio poi nella gestione. Sono previsti dalla legge benefici economici per i Comuni interessati.
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