Radio Kiev: «In Ucraina un esodo che non si vedeva da secoli»
Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Slava conta il numero dei profughi e illustra il dramma di chi si sposta all'interno dell'Ucraina da est a ovest: «Tre milioni di donne bambini e anziani si sono spostati verso l'Europa, 2 milioni in Polonia e la nostra gente ringrazia in particolare l'Italia, la Grecia, la Svezia per l'accoglienza. Non si conosce un dato tremendo ed è il movimento delle donne, dei bambini, degli anziani dentro l'Ucraina da est verso ovest: sono stati calcolati 12 milioni di persone passate da una città, da un paese ad altre città ad altri paesi, è un esodo che si legge nei libri di tanti secoli fa.
Le città resistono: Kiev è forte, Dnipro è pronta a resistere su ogni fronte, il sindaco ha assicurato che ogni cosa è al suo posto per la difesa. A Kiev, un centro commerciale grande con Elnos, per capirci, è stato bombardato, diversi morti civili.
Abbiamo bisogno di missili anti carro non ci servono i Patriot, armi sofisticate, non avremmo i mesi per prepararci ad usarli. Nei depositi della vecchia Unione Sovietica, ci sono tante armi, dateci quelle e sono sufficienti per combattere un esercito russo sempre più in difficoltà.
Mia madre è debole, effetto del covid superato, sta a casa e non teme il nemico. I miei amici, Igor ad Odessa, ora che la moglie, la figlia e il nipote sono a arrivati a Costanza in Romania, si sente più tranquillo e forte. Costantin dorme in cantina a Kiev, senza paura. Nel suo letto non riesce ad addormentarsi».
Slava non crede nella trattativa, sempre convinto che Putin non si siede fino a quando non ha messo in ginocchio l'Ucraina. Slava è rimasto stupito dell'atteggiamento di qualche parlamentare israeliano che si è sentito offeso per il paragone di Zelensky tra la tragedia ebraica e quella Ucraina: «Voleva soltanto dire che le morti provocano tra i parenti di chi è caduto sentimenti di unione di amicizia più forte. Niente altro».
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