Quanto sono efficaci i vaccini contro la variante Delta?
Secondo l’Oms, in una settimana i contagi in Europa sono cresciuti del 10% soprattutto a causa della ripresa dei viaggi e degli spostamenti. “Se non rimaniamo disciplinati – dice l’organizzazione – c’è il rischio della nuova ondata”. Il timore è soprattutto legato alla rapida diffusione della variante Delta, che nelle ultime settimane ha spinto diversi governi a rivedere i piani sulla riduzione delle restrizioni. In Australia sono stati decisi nuovi lockdown, mentre nel Regno Unito è stata rinviata la rimozione delle ultime limitazioni ancora in vigore al 19 luglio.
Per questo motivo l’Oms e altre autorità sanitarie hanno consigliato di continuare comunque a indossare la mascherina quando non è possibile mantenere il distanziamento, per evitare il più possibile la diffusione. È una preoccupazione che in questi giorni sta coinvolgendo in modo particolare gli Europei di calcio, con le finali da giocare a Wembley che si avvicinano. E infatti la Uefa, su proposta del su proposta del Dipartimento della Pubblica sicurezza, ha deciso di bloccare la vendita dei biglietti e decretare nulli quelli già acquistati dai residenti inglesi in vista di Ucraina-Inghilterra di domani allo Stadio Olimpico di Roma.
Da quando si è originato, il Sars-Cov-2 è mutato moltissime volte, dando origine a diverse varianti. Oggi le principali sono due: la variante Alpha originatasi nel Regno Unito e la variante Delta proveniente dall’India. E la domanda che tutti si fanno è: quanto sono efficaci i vaccini contro le diverse mutazioni del virus?
La variante Alpha
La variante Alpha (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7) è stata identificata per la prima volta nel Regno Unito. L’ultima indagine disponibile dell’Iss dice che è la variante prevalente in Italia con il 74,9% dei casi registrati di coronavirus, in linea con il resto del mondo. Finora ha dimostrato di avere una maggiore trasmissibilità rispetto alle varianti circolanti in precedenza (trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, con una grande incertezza statistica, tra il 18% e il 60%). Significa quindi che è la variante che ha causato il maggior numero assoluto di infezioni, determinando, così, anche un aumento del numero di casi gravi.
La variante Delta
La variante Delta (Variante VUI-21APR-01, nota anche come B.1.617) è invece stata rilevata per la prima volta in India, dove a maggio ha provocato migliaia di morti. Si è poi diffusa nel Regno Unito dove i casi con questo tipo di variante continuano a crescere e sono aumentati del 46% rispetto alla scorsa settimana. L’Organizzazione mondiale della sanità ha designato diverse settimane fa la B.1.617 come «variant of concern», che raggruppa le varianti più trasmissibili, quelle che causano forme più gravi della Covid-19 o quelle che eludono i vaccini e l’immunità. In Italia la variante delta è passata dal 4,2% nel mese di maggio al 16,8% nel mese di giugno. Stamattina è stata anche diffusa dalle agenzie stampa una bozza del monitoraggio settimanale che mostra come i casi provocati dalle varianti delta e kappa (una sotto-variante della Delta) siano in aumento in Italia. La maggior parte di questi casi è attribuibili a focolai circoscritti in varie parti del paese, ma i tecnici chiedono comunque un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi e un'elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli. In provincia di Brescia la variante Delta è stata sequenziata in 9 Comuni.
I vaccini funzionano?
Proprio ieri l’Agenzia europea del farmaco ha fatto sapere che due dosi dei quattro vaccini approvati sono in grado di proteggere contro la variante Delta. Anche il ministero della Salute il 25 giugno ha ribadito che «ad oggi non ci sono prove che queste varianti causino malattie più gravi o rendano i vaccini attualmente impiegati meno efficaci». Ci sono poi vari studi internazionali che confermano l’efficacia della doppia dose con la variante Delta, come l’ultimo apparso sulla rivista Nature. I problemi comincerebbero, se mai, dal fatto che una sola dose di vaccino sembra essere meno efficace per contrastarla. Secondo uno studio inglese della Public Health England, l’efficacia con una sola dose è stimata al 35% nel prevenire forme sintomatiche, mentre con due dosi al 79%. Rispetto all’efficacia contro la possibilità di contagiarsi, in un articolo pubblicato su The Lancet viene stimata al 79% per Pfizer e al 60% per AstraZeneca.
Sono in corso comunque vari approfondimenti nel mondo della ricerca, sia per capire meglio qual è l’impatto effettivo delle mutazioni sul comportamento del virus, sia per garantire che le autorità nazionali e internazionali prendano tutti gli interventi necessari. La diffusione della variante delta conferma quanto sia importante non solo vaccinarsi, ma completare il ciclo vaccinale ricevendo entrambe le dosi.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato