Italia e Estero

Qatargate, il Belgio rinuncia alla consegna di Colleoni e della figlia di Panzeri

Le due donne si trovano ancora ai domiciliari in Italia. Si attende la decisione della Corte d'Appello di Brescia
Maria Dolores Colleoni, la moglie di Antonio  Panzeri a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Maria Dolores Colleoni, la moglie di Antonio Panzeri a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo lo sconto di pena a un anno di carcere per se stesso, arriva anche la prima concessione per la moglie Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia, che presto potrebbero essere libere. Nel giorno dell'auto-difesa sul proscenio del Parlamento europeo di Andrea Cozzolino, gettato nel calderone politico del Qatargate dall'ex collega, l'eurodeputato Pier Antonio Panzeri, l'accordo di collaborazione tra Panzeri e la giustizia belga sembra iniziare a dare i suoi frutti con la procura federale del Belgio che ha deciso di rinunciare alla consegna delle due donne finora ai domiciliari in Italia. Un atto sul quale si attende ora un chiarimento da parte della Corte d'Appello di Brescia per capire se entrambe potranno tornare in libertà.

Un colpo di scena che potrebbe preannunciarne altri, tanto che l'istrionico legale dell'ex vicepresidente del Pe Eva Kaili, Mihalis Dimitrakopoulos, si è affrettato a predire l'annuncio da parte dell'«inaffidabile» collaboratore di giustizia Panzeri di altri politici invischiati nella trama di corruzione. Identificato a più riprese come l'uomo di fiducia degli 007 marocchini per condizionare l'Ue, Andrea Cozzolino ha contestato a spada tratta per quindici minuti tutte le accuse davanti alla commissione Giustizia dell'Eurocamera, negando ogni possibile coinvolgimento nel giro di soldi sporchi e nelle attività di corruzione orchestrate dall'ex collega di partito e poi eurodeputato di Articolo 1 in coppia con il suo braccio destro Francesco Giorgi. E, rispondendo alle domande di una trentina colleghi, ha prima snocciolato i dettagli dei suoi trascorsi da presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e delle commissioni parlamentari miste Ue-Marocco del Pe. Poi ha confermato l'intenzione di rinunciare alla propria immunità.

Nell'audizione tutta a porte chiuse, il racconto offerto - hanno evidenziato i due difensori italiani Federico Conte e Dezio Ferraro e il legale belga Dimitri de Beco - hanno permesso all'eurodeputato, eletto nel Pd e ora passato ai Non Iscritti, di «dimostrare» come la propria attività politica a Bruxelles sia «totalmente incompatibile» con l'ipotesi di una «sua partecipazione a una rete di influenza in favore di Qatar e Marocco». Anche sui punti più oscuri le risposte sono state centrate: accusato di essere l'autore di una mail pro-Doha partita dal suo indirizzo di posta prima di una votazione degli eurodeputati, quel testo - ha cercato di scagionarsi il politico - in realtà «è stato preparato e diffuso» senza il suo «preventivo assenso» dall'ex portaborse Francesco Giorgi, ricevuto dal team di Panzeri con una pratica che tuttavia - si è difeso - è «prassi» a ogni cambio di legislatura.

Allo stesso modo, Cozzolino ha escluso categoricamente di aver redatto risoluzioni d'urgenza per Rabat, indicando di aver invece sottoscritto nel giugno 2021 una relazione che «conteneva una severa critica» al Paese nordafricano «in relazione alle vicende migratorie». Impossibile però negare i suoi rapporti pur «esclusivamente personali e amicali» con l'ambasciatore marocchino a Varsavia, Abderrahim Atmoun, figura chiave per gli affari del Paese del Maghreb in Ue.

A difesa resa, Cozzolino ha poi abbozzato il suo attacco personale: alla stampa, rea di portare avanti una «violenta campagna» che «sta devastando» lui e la sua famiglia sulla base di «un mero sospetto»; e alla giustizia belga improntata su un «modello inquisitorio» lontano dal garantismo italiano. Un modello che, una volta spogliato della sua immunità parlamentare, potrebbe presto vederlo a confronto con il giudice belga Michael Claise. Una prima decisione sarà presa martedì 31 gennaio dai colleghi che si riuniranno per deliberare anche sull'altro possibile eurodeputato coinvolto, il socialista Marc Tarabella.

I due comunque in un futuro prossimo potrebbero trovarsi in buona compagnia: Panzeri - ha avvertito il legale di Kaili da Atene - sarebbe pronto a tirare fuori dal cappello di pentito nuovi nomi di «eurodeputati italiani, tedeschi, belgi e francesi». Tutte illazioni, secondo il difensore dell'ex eurodeputato italiano, ma nel pieno stile dell'avvocato dei vip ellenici, dopo che le sue accuse di tortura ai danni dell'ex vicepresidente del Pe hanno fatto il giro del Continente. Nell'attesa di nuove rivelazioni e chiarimenti, saranno Giorgi e il responsabile dell'Ong No Peace Without Justice, Niccolò Figà-Talamanca, a tornare giovedì davanti alle autorità giudiziarie.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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