Italia e Estero

Primo sì all’impeachment di Donald Trump

La Camera dà il via libera al proseguimento delle indagini sull’Ucrainagate che coinvolge il presidente
Donald Trump - Foto Ansa/Epa Chris Kleponis © www.giornaledibrescia.it
Donald Trump - Foto Ansa/Epa Chris Kleponis © www.giornaledibrescia.it
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Trump ora trema davvero, perché la procedura di impeachment è ormai diventata ufficiale. A formalizzarla nero su bianco è stata la Camera del Congresso americano, approvando una risoluzione con le regole da seguire nel seguito delle indagini.

Il voto dell’aula è stato la prova generale di ciò che potrà accadere tra qualche settimana, quando si dovrà decidere sulla richiesta di messa in stato di accusa del presidente. I democratici, che hanno votato in massa il testo (solo due deputati si sono sfilati), tirano dunque dritto per la loro strada, sempre più convinti di avere l’opinione pubblica dalla propria parte e fiduciosi sulla bontà delle prove finora raccolte nella prima fase dell’inchiesta. «Il presidente ha tradito ciò su cui ha giurato, e il nostro dovere è quello di difendere la Costituzione», ha affermato la speaker Nancy Pelosi, terza carica dello stato, che punta il dito su quelle pressioni sull’Ucraina esercitate dal tycoon per colpire i suoi avversari politici.

La replica. «Siamo di fronte alla più grande caccia alle streghe della storia americana!», si difende Trump su Twitter, mentre la portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, parla di «una vergogna architettata per distruggere il presidente». Una risoluzione «ingiusta, incostituzionale e antiamericana che colpisce l’intera nazione», aggiunge. 

Un voto storico quello della Camera, che per la terza volta si trova ad avviare formalmente una procedura di impeachment, dopo il caso di Richard Nixon per il Watergate nel 1974 e quello di Bill Clinton per il caso Lewinsky nel 1998. Nuova fase. Ora tutto è pronto per passare alla fase due dell’indagine riguardante Trump e quello che è stato ribattezzato l’Ucrainagate. Sarà la fase più pubblica, dopo 70 ore di audizioni a porte chiuse che hanno coinvolto una decina di testimoni illustri, molti dei quali hanno sfidato il diktat della Casa Bianca che aveva ordinato agli uomini della sua amministrazione di non presentarsi davanti alle commissioni inquirenti.

La risoluzione autorizza la commissione intelligence di fissare le audizioni pubbliche e di produrre alla fine un rapporto sul quale dovrà pronunciarsi la commissione giustizia, decidendo se ci sono gli estremi per mettere a punto gli articoli per l’impeachment e per mandare Trump a processo nell’aula del Senato. Il testo approvato fissa anche i diritti che potrà esercitare il presidente per difendersi, con i suoi legali che potranno partecipare alle audizioni e anche richiedere dei mandati per ascoltare altri testimoni o per raccogliere altra documentazione ritenuta utile per la difesa.

Audizioni. Intanto il via vai di testimoni nell’aula bunker nei sotterranei di Capitol Hill è proseguito anche nelle ultime ore, con il consigliere di Trump sulla Russia Timothy Morrison che, sempre a porte chiuse, avrebbe confermato la versione di molte delle persone ascoltate nelle ultime settimane. Versione secondo cui Trump, nonostante la contrarietà di molti dei suoi collaboratori, avrebbe fatto pressioni su Kiev, in particolare legando l’erogazione degli aiuti all’Ucraina all’avvio di indagini sul figlio di Joe Biden e sui democratici per le elezioni del 2016. Ma la testimonianza più attesa ora è quella dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che ha lasciato la Casa Bianca in polemica con le posizioni del presidente e in attrito con altri consiglieri. E che ora - temono nell’entourage del tycoon - potrebbe avere la voglia di togliersi più di un sassolino dalle scarpe.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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