«Posti di lavoro in cambio di voti», leghisti arrestati
Durante le consultazioni al Quirinale, sulla Lega si abbatte un ciclone giudiziario che coinvolge i vertici del partito di Matteo Salvini in Sicilia.
I due coordinatori regionali, Alessandro Pagano (eletto alla Camera) e Angelo Attaguile, sono indagati in una inchiesta della Procura di Termini Imerese per voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino, che ha portato all’arresto di un altro big del partito: l’avvocato Salvino Caputo (ex Msi, An e poi Pdl), deputato regionale per quattro legislature e due volte sindaco di Monreale, noto alle cronache politiche per essere stato il primo deputato regionale al quale fu applicata, nel 2013, la legge Severino, decadendo dalla carica per una condanna per tentativo di abuso d’ufficio.
Con lui ai domiciliari è finito anche il fratello Mario, candidato non eletto proprio tra le file del Carroccio alle recenti regionali. Proprio le elezioni di novembre in Sicilia sono al centro dell’indagine dei pm che hanno iscritto nel registro degli indagati una ventina di persone che ruoterebbero, secondo l’accusa, attorno a un sistema di promesse di posti di lavoro e di favoritismi di vario tipo in cambio di voti.
La Lega alle regionali riuscì a superare lo sbarramento del 5% ed eleggere per la prima volta un deputato all’Assemblea siciliana: si tratta dell’ex Mpa Tony Rizzotto, che qualche giorno dopo il voto ha ricevuto un avviso di garanzia per appropriazione indebita nell’ambito di un’altra inchiesta, condotta dalla Procura di Palermo su un ente di formazione. Un terremoto giudiziario che apre una questione morale dentro la Lega in un momento cruciale per la vita politica del Paese e per gli equilibri nel centrodestra. Salvini ha convocato Pagano e Attuaguile a Roma per avere chiarimenti e non è escluso un commissariamento del partito nell’isola. I carabinieri, che hanno condotto le indagini su delega della Procura, avrebbero accertato dodici episodi di compravendita di voti. Tra gli arrestati c'è anche Benito Vercio, 62 anni, indicato dagli inquirenti come «procacciatore di voti».
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