Perché l'attivista Greta Thunberg merita il Nobel per la pace
All’inizio, solo sette mesi fa, era una semplice ragazzina, che tutti i venerdì non andava a scuola per protestare, da sola, davanti al parlamento svedese con un cartello scritto a mano: «Sciopero dalla scuola per il clima».
Greta Thunberg, oggi sedicenne, con le lunghe trecce bionde, è diventata popolare nel mondo, il punto di riferimento di un movimento giovanile che chiede ai governi azioni per salvare il futuro dai disastri del riscaldamento globale. Nominata donna dell’anno in Svezia, lo scorso 8 marzo, è stata anche proposta per il premio Nobel per la pace da tre parlamentari norvegesi. «Onorata e grata per la nomination», ha postato sui social.
Greta è riuscita da sola in un’impresa che né big della politica come Al Gore o del cinema come Leonardo Di Caprio, né istituzioni mondiali o movimenti ambientalisti hanno realizzato. Non ha solo chiamato a raccolta gli studenti di tutti i continenti, ma ha coinvolto anche adulti, fra cui migliaia di scienziati. Nella sua escalation di popolarità ha partecipato a summit mondiali, non risparmiando strigliate a big della politica e della finanza, accusati di non fare abbastanza per i giovani
«L’attivista del clima con l’Asperger», come Greta si autodefinisce sul profilo Twitter, dove ha 257mila follower (sono 329 mila su Facebook) dal 20 agosto non è andata a scuola fino alle elezioni del 9 settembre, per chiedere al governo di ridurre le emissioni di CO2. Ha proseguito lo sciopero ogni venerdì, lanciando un appello a seguire il suo esempio che è diventato il movimento globale #FridayForFuture, da cui è nato lo sciopero globale per il clima. Greta è saltata così sui palcoscenici mondiali, causando peraltro malumori e sospetti di manipolazione. Che non l’hanno toccata.
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