Perché il telefonino vi chiede di attivare le notifiche Covid-19
Da qualche giorno, è probabile che sul vostro smartphone - che si tratti di un dispositivo con sistema operativo Android o iOs - sia comparso un messaggio che vi chiede di attivare le «Notifiche di esposizione al Covid-19». Se non è ancora successo, forse perché non avete ancora scaricato tutti gli aggiornamenti disponibili, accadrà nelle prossime ore. Si tratta del sistema di tracciamento congiunto di Apple e Google che diventa operativo. Insomma, si è passati dalla teoria alla pratica.
Dopo gli annunci e le settimane di attesa, i due giganti del web hanno aggiunto un importante tassello tecnologico per contribuire al contact tracing messo in campo dai vari governi, tra cui quello italiano che, lo ricordiamo, per farlo ha scelto l’app Immuni. Questa, sviluppata dall’azienda milanese Bending Spoons e di cui sono disponibili le anteprime di schermata e il codice sorgente, sarà testata nei prossimi giorni in tre regioni campione: Liguria, Abruzzo e Puglia. Se tutto filerà liscio, a inizio giugno ogni cittadino italiano potrà scegliere di scaricarla e aggiornarla con le proprie condizioni di salute.E allora perché è già arrivata una notifica per registrare l’eventuale esposizione al contagio? Perché per usare Immuni è necessario (ma facoltativo) prima autorizzare Google e Apple a condividere - seppure in modo anonimo - l’informazione con l’app scelta dal sistema sanitario nazionale. Per capire se si sono avuti contatti con persone poi risultate positive al coronavirus, le notifiche di esposizione devono essere attive, altrimenti il sistema non funziona e non può emettere quel codice Id casuale e non riconoscibile che corrisponde all’utente e, in caso di rischio, avvisarlo. Non basta infatti avere acceso il Bluetooth e la geolocalizzazione, ma bisogna dare esplicitamente il consenso al monitoraggio. Ovviamente, possono essere disattivate in qualsiasi momento.
E la privacy? Per evitare il tracciamento nominale, il codice Id generato per chi usa l'app Immuni cambia ogni 10-20 secondi e il telefono memorizza solo gli altri proprietari di codici incontrati nelle ultime due settimane. Inoltre, il sistema sanitario non è autorizzato a usare la posizione e gli spostamenti del cittadino, ma si limita a mandargli un alert se è stato esposto al contagio. Sono dunque da smentire le bufale su fantomatiche app autoinstallanti che senza il nostro consenso s'infilano negli smartphone, ma è importante registrare che resta comunque alta l'attenzione su Immuni e sulla sua sicurezza.
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