Italia e Estero

Patrick Zaki potrebbe essere trasferito in un altro carcere

Lo comunicano gli attivisti sui social. La preoccupazione è che finisca in una prigione in Egitto con condizioni ancora peggiori
Una dimostrazione in sostegno di Patrick Zaki - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Una dimostrazione in sostegno di Patrick Zaki - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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A quasi 21 mesi dal suo arresto, nel febbraio 2020, Patrick Zaki rischia di essere trasferito in un nuovo carcere in Egitto, con una serie di conseguenze e di incognite che preoccupano lui, la sua famiglia e la comunità di persone che si batte per la sua liberazione.  «Questa somma di incertezze per Patrick sta veramente logorando il suo stato d'animo. Sarebbe importante che questa vicenda si chiudesse felicemente al più presto», dice all'Ansa Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia. 

Lo studente dell'Università di Bologna potrebbe cambiare prigione perché il maxi complesso di Tora al Cairo va verso la chiusura. A riferirlo sui social è la rete di attivisti «Free Patrick». Il giovane, spiegano, ha detto ai genitori che «è stato informato che la struttura della prigione di Tora sta chiudendo, il che significa che dovrà essere trasferito in un'altra struttura di detenzione». Gli attivisti sottolineano che non sono ancora state fatte dichiarazioni ufficiali in merito, quindi non è dato sapere «quando e dove» Patrick «sarà trasferito», ma c'è preoccupazione che possa finire «in una prigione con condizioni di vita peggiori». La chiusura del carcere di Tora è legata alla riforma penitenziaria «per la maggiore salvaguardia dei diritti umani» annunciata dal presidente Abdel Fattah al Sisi. Nel complesso sono 12 le prigioni che chiuderanno i battenti.

«Quello che sappiamo - scrivono sempre gli attivisti - è che non sarà trasferito nel nuovo complesso carcerario di Wadi El Natroun, perché la struttura è solo per detenuti e non per detenuti politici». C'è ansia anche perché nel primo periodo in un nuovo carcere non sono ammesse visite, quindi Patrick «sarà lasciato senza rassicurazioni, forse cibo, vestiti o necessità di base, fino a quando la sua famiglia sarà autorizzata a visitarlo di nuovo». 

«Alla vigilia del ventunesimo mese dall'arresto, alle incertezze che ormai dominano sulla vita di Patrick si aggiunge anche una nuova incertezza su quello che sarà il luogo in cui potrà essere trasferito, giacché le notizie sulla chiusura del centro di detenzione di Tora si rincorrono - dice Noury - Non c'è ancora nulla di certo, rispetto a un eventuale luogo di detenzione, ma quello che le autorità egiziane hanno annunciato è che in questo processo di trasferimento di detenuti da vecchie a nuove carceri, con ogni probabilità si tratterà di luoghi più lontani e nei quali almeno all'inizio le visite familiari non saranno facili», continua Noury di Amnesty. 

Iniziato a metà settembre dopo un anno e mezzo di custodia cautelare in carcere, il processo a carico di Patrick Zaki ha una nuova udienza fissata per il 7 dicembre, quando saranno passati 22 mesi dall'inizio del suo incubo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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