Italia e Estero

Pasqua come Natale: l’Italia in lockdown

Solo domani l’Esecutivo deciderà le nuove misure con coprifuoco anticipato e festivi e prefestivi in rosso
Protesta dei lavoratori a Roma, 10 marzo -  Foto © www.giornaledibrescia.it
Protesta dei lavoratori a Roma, 10 marzo - Foto © www.giornaledibrescia.it
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È in arrivo una nuova stretta: la situazione peggiora e le misure da zona gialla faticano a contenere la crescita dei contagi causati dalle varianti del Covid. Ma Draghi e i suoi ministri scelgono di attendere i dati del monitoraggio settimanale prima di decidere quali misure adottare.

Il governo sembra orientato a recepire l’indicazione del Cts sulla necessità di stabilire un automatismo e far passare in zona rossa le Regioni che superino i 250 contagi ogni 100mila abitanti. È inoltre probabile che vengano fissate limitazioni in tutta Italia da zona rossa per il weekend di Pasqua. Ma tra i ministri c’è chi, a partire da Speranza, spinge per rafforzare le chiusure da subito in tutto il territorio nazionale, non solo nei fine settimana. E al contrario c’è chi non vorrebbe penalizzare ancora ristoranti e negozi, neanche nei weekend. Pd, M5s e Leu si collocano su una linea rigorista, Fi, Lega e Iv frenano su nuove misure nazionali generalizzate, tra le quali il coprifuoco anticipato.

Di qui la scelta di un supplemento di riflessione: si valuteranno i nuovi dati e ci si tornerà a confrontare nelle prossime ore con le Regioni, poi domani Draghi riunirà il Consiglio dei ministri per decidere come procedere. Il premier, che al momento non sembra considerare l’ipotesi di un lockdown nazionale, intende decidere su basi scientifiche, non politiche: decisivi i dati. Nel pomeriggio a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio, che domattina nell’hub vaccinale di Fiumicino tornerà a parlare dell’emergenza e di come contrastarla, convoca ministri ed esperti per esaminare il parere arrivato martedì dal Comitato tecnico scientifico, che suggerisce nuove misure per arginare la crescita dei contagi.

Ci sono il sottosegretario Garofoli, i ministri Gelmini (FI), Franceschini (Pd), Bonetti (Iv), Giorgetti (Lega), Patuanelli (M5s), Speranza (Leu), i ministri dell’Istruzione Bianchi e dell’Economia Franco, il presidente dell’Iss Brusaferro e il direttore del Css Locatelli. Punti di vista. La discussione, dicono diverse fonti, non è tesa. Ma riemerge una divergenza di fondo tra le due «anime» del governo. Tutti prendono atto del peggioramento della situazione e accolgono le preoccupazioni degli scienziati: si dicono pronti a sostenere nuovi automatismi destinati ad aumentare le zone rosse in tutto il territorio, ma secondo Speranza, Franceschini e Patuanelli rischia di non bastare. Per Iv Bonetti chiede di poter esaminare dati rigorosi, mentre Lega e Fi auspicano misure mirate, per non penalizzare Regioni come la Sardegna a basso contagio. Gli scienziati continuano a chiedere di innalzare le misure: lo fanno Brusaferro e Locatelli durante la cabina di regia a Chigi e lo ripete l’Iss nei risultati dello studio sulle varianti: «Rallentarle è possibile solo con misure severe, in quanto potrebbero avere un impatto rilevante». I nuovi dati del monitoraggio settimanale dovrebbero fotografare l’ulteriore peggioramento della curva epidemiologica mandando di fatto quasi tutta l’Italia in zona arancione o rossa.

Il Cts suggerisce il rafforzamento delle restrizioni nelle zone gialle, perché è lì che vanno ridotti i contatti tra le persone per evitare il diffondersi del contagio, il passaggio automatico in zona rossa con un’incidenza a 7 giorni di 250 casi ogni 100mila abitanti, chiusure nei fine settimana come già avvenuto durante le festività natalizie.

Su questo però le divisioni non sono solo nel governo. Con il presidente della Liguria Toti che è sulle stesse posizioni di Salvini. «Fare misure uguali per tutto il paese non è la scelta giusta». E con quello dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che invece, dopo aver chiesto qualche settimana fa di aprire i ristoranti la sera, ora sottolinea che il governo «fa bene a pensare a come dare una stretta robusta per qualche settimana» ed è «sufficiente» la chiusura nei weekend.

Favorevoli alle restrizioni anche il presidente della Campania De Luca e quello dell’Anci e sindaco di Bari De Caro, che anzi anticipano le mosse del governo. Il primo chiudendo con un’ordinanza valida fino al 21 marzo tutti i lungomare, le piazze e i parchi pubblici nella regione; il secondo decretando, primo sindaco di una grande città in Italia, il coprifuoco anticipato alle 19 vista l’incidenza schizzata a 323 casi ogni 100mila abitanti.

Al di là delle divisioni politiche, quel che è certo è che la situazione è di nuovo molto difficile. Quasi tutti i sistemi sanitari regionali sono in sofferenza: la Lombardia corre verso il rosso, dove i ricoveri in terapia intensiva continuano a crescere. secondo Pesenti, il responsabile Terapie intensive della Lombardia. «L’onda - spiega - è cominciata da dieci giorni, forse quindici. Il problema è che sta salendo ad una velocità importante e non sappiamo quando si fermerà». in Piemonte sono stati sospesi tutti i ricoveri non Covid; in Molise l’occupazione delle terapie intensive è arrivata al 67%, più del doppio della soglia critica; in Veneto il direttore della Sanità Luciano Flor dice chiaramente che si sta pensando alla «sospensione di alcuni servizi sanitari».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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