Pandemia e vaccini, le strategie di Mario Draghi
Misure più stringenti, sprint sui vaccini, cambio di alcuni uomini chiave. Mario Draghi apre la nuova fase della strategia del governo nella lotta al coronavirus. La cabina di regia che ieri ha fatto seguito al Consiglio dei ministri della mattina ha fatto il punto sulla situazione pandemica. Una situazione che, stando al report dell'Istituto Superiore della Sanità, non permette alcuna riapertura per ora. Ma, anzi, pur mantenendo il principio delle fasce di rischio, la strategia di Palazzo Chigi punta a misure rigorose, in stettissima collaborazione con i tecnici che indicano il percorso.
Non è solo sulle restrizioni che si concentra l'attenzione del presidente del Consiglio. Il suo «cruccio», a livello europeo e nazionale, resta la distribuzione dei vaccini. La platea dei destinatari va ampliata il più possibile, dando massima priorità alle prime dosi per espandere la copertura. E l'Europa, per Draghi, è chiamata a mettere in campo una linea più dura nei confronti delle «Big Pharma» che non rispettano gli impegni contrattuali. Poi c'è la carta della produzione nazionale del vaccino. Il percorso non è semplice, ma per Draghi è più di un piano B. È nella distribuzione dei vaccini, infatti, che, spiegano fonti di governo, l'Ue e anche l'Italia hanno mostrato maggiori difficoltà nella lotta alla pandemia. Il governo, sul dossier vaccini, è in primissima linea anche per due appuntamenti che sarà Roma a ospitare: il G20 e il Global Health Summit.
Coordinamento e multilateralismo saranno due concetti chiave che Draghi vorrà perseguire anche sul piano sanitario, sono convinte fonti dei partiti che lo sostengono. Ma la nuova fase ha i suoi effetti anche sul piano interno. Con l'arrivo di Draghi finisce infatti l'era di Angelo Borrelli alla Protezione Civile, diventato uno degli uomini simbolo del governo Conte 2. Al timone torna Fabrizio Curcio, applaudito da tutte le forze di maggioranza. Anche se, il M5S in particolare, non manca di sottolineare il lavoro del suo predecessore, finito nel mirino dell'opposizione e di Iv fino a poche settimane fa, assieme all'altra figura chiave della task force anti-virus di Conte, Domenico Arcuri. Proprio sul futuro del super-commissario e numero uno di Invitalia all'orizzonte emerge più di un'ombra. Fonti di maggioranza spiegano come, nel governo, nei prossimi giorni si attendano una mossa da Arcuri. Di certo, il suo ruolo sarà ridimensionato. E non è detto - si ragiona sempre in ambienti delle forze politiche - che Draghi alla fine opti per un nuovo commissario sui vaccini. Il dossier, per esempio, potrebbe essere gestito attraverso la Protezione Civile e la cabina di regia nel formato «ministri + esperti». Ma, nel caso si opti anche su una figura ad hoc, ambienti parlamentari danno il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro come uno dei nomi possibili.
La strategia anti-Covid di Draghi non può prescindere dai ristori anche perché il pressing dei partiti aumenta di giorno in giorno. Anche su questo il premier vuole imprimere un cambio di direzione: aiuti immediati che vadano di pari passo con misure strutturali per il rilancio dell'intero sistema produttivo italiano. Un sistema che, da qui a fine aprile, vedrà concretizzarsi il Recovery Plan italiano. Sul Piano di Ripresa e Resilienza saranno innanzitutto tre le figure chiave: il Mef, il neonato Ministero per la Transizione Ecologica, e il Ministero dell'Innovazione e la Transizione Digitale, «destinatari» di una consistente parte dei fondi europei. Un'Europa alla quale, nel Consiglio Ue della mattina, Draghi torna a parlare nella sessione «Sicurezza e Difesa». Il premier rilancia con decisione l'agenda transatlantica. È un'obiettivo cruciale, sottolinea spiegando come l'autonomia strategica dell'Unione, in complementarietà con la Nato e in coordinamento con Washington, con l'arrivo di Biden sarebbe più semplice da realizzare. Un'autonomia di difesa che si compone anche dell'iniziativa europea «strategic compass». Che Draghi apprezza puntando su un dossier, quello della cybersecurity.
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