Oltre 500 casi in un giorno: «Discoteche a rischio»
Oltre 500 nuovi casi di coronavirus in un giorno, come non accadeva dall'inizio di giugno, 290 persone ammalate nelle ultime 24 ore (cento più di ieri) che fanno tornare gli attualmente positivi sopra i 14mila, quasi 1.400 in più rispetto ad una settimana fa. E ancora: 925 focolai attivi, 225 dei quali spuntati nell'ultima settimana determinando una situazione in «progressivo peggioramento» in tutta Italia. La curva del virus continua a salire ed è sempre più concreta la possibilità che si arrivi ad un'ulteriore stretta sulla movida in vista di Ferragosto.
«Tenere le discoteche aperte è un rischio serio» conferma il governo, ricordano alle Regioni di aver «sempre ribadito», anche nell'ultimo Dpcm, che «le aperture non erano e non sono previste». Anche perché se la situazione «dovesse sfuggire di mano» e i contagi schizzare come sta già avvenendo in altri Paesi europei (in Spagna sono arrivati a 3mila in un giorno), avverte il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, dei «lockdown locali saranno inevitabili, con effetti devastanti per il Paese» a partire da quelli sulla ripresa della scuola a settembre, quando torneranno a muoversi 12 milioni di persone tra studenti, professori e personale non docente: «La scuola è la priorità assoluta, va riaperta per forza».
L'imperativo dunque è invertire il trend e fermare l'avanzata del virus. Il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia potrebbe riconvocare nelle prossime ore i governatori con l'obiettivo di arrivare ad una soluzione condivisa, senza che Roma forzi la mano. Ma la posizione è chiara: «In questa fase - dicono fonti dell'esecutivo - è necessaria la massima responsabilità e il massimo scrupolo per le condizioni di sicurezza e la reale tutela della salute».
I timori del governo sono supportati dai dati. Il monitoraggio relativo alla settimana dal 3 al 9 agosto descrive infatti una «trasmissione diffusa del virus su tutto il territorio nazionale» e individua «importanti segnali di allerta» a partire dai nuovi focolai e dall'Rt di poco sotto l'1 a livello nazionale e superiore all'1 in 9 regioni. «C'è la necessità di mantenere alta l'attenzione alla preparazione di interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento» dicono gli esperti del ministero della Salute confermando, di fatto, l'ipotesi di chiusure locali in caso di un'impennata.
Anche i numeri della Fondazione Gimbe confermano il trend negativo: tra il 5 e l'11 agosto i nuovi casi hanno avuto un incremento del 46% (2.818 contro 1.931 della settimana precedente) a livello nazionale con 15 regioni che fanno registrare un aumento, tra le quali spiccano la Lombardia (+198) e la Sicilia (+153). La stretta di Ferragosto, al di là del potenziamento dei controlli già disposti dai prefetti soprattutto nelle zone più turistiche e frequentate, sembra dunque inevitabile, anche se le Regioni continuano a procedere in ordine sparso.
La governatrice della Calabria ha seguito l'indicazione del governo e disposto la chiusura di tutti i locali mentre quello della Toscana Enrico Rossi si è detto favorevole invocando però «un provvedimento nazionale» (che però già c'è, è appunto il Dpcm del 7 agosto: «Restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all'aperto o al chiuso»). Miozzo su questo aspetto è categorico. «Il nostro parere come Cts lo abbiamo dato e lo ribadiamo e discoteche devono rimanere chiuse. Le aggregazioni di massa sono devastanti, lo dicono tutte le agenzie mondiali. Le discoteche sono come gli stadi con i tifosi, impossibili da gestire».
Ci sono però una serie di interessi economici e migliaia di lavoratori da tutelare. «Ci rendiamo perfettamente conto che l'economia del divertimento fa parte dell'economia del turismo, ma sul piatto della bilancia vanno messi i rischi che si corrono se si riapre e il prezzo da pagare se non si riapre. È chiaro che se alcuni settori restano chiusi devono esserci delle compensazioni. I lavoratori delle discoteche devono essere tutelati al pari di tutti gli altri e, forse, anche di più».
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