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«Non c'è ragionevole dubbio: Yara fu uccisa da Bossetti»

Così il sostituto procuratore generale ha chiesto in Cassazione la conferma dell'ergastolo per il muratore di Mapello
Bossetti nella gabbia degli imputati (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
Bossetti nella gabbia degli imputati (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Non esiste un «ragionevole dubbio» che possa essere innocente Massimo Bossetti, il quale «non ha avuto un moto di pietà e ha lasciato morire Yara da sola in quel campo». Nel concludere la requisitoria, la sostituto pg della Cassazione Mariella de Masellis ha avuto parole dure nei confronti del muratore di Mapello, accusato e condannato in primo grado e in appello all'ergastolo per l'omicidio pluriaggravato di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne scomparsa da Brembate di Sopra, dove abitava, il 26 novembre 2010, e trovata morta in un campo a Chignolo d'Isola tre mesi dopo. 

Nel processo in Cassazione, davanti alla prima sezione penale, la procura generale ha chiesto la conferma dell'ergastolo per Bossetti, ritenendo le indagini, durate quattro anni, «perfette», gli accertamenti compiuti dal Ris dei Carabinieri, a partire dalle tracce biologiche rinvenute sugli indumenti intimi della ragazzina, «capillari» e «assolutamente dirimenti».

Contro la sentenza pronunciata dalla Corte d'assise d'appello di Brescia il 17 luglio 2017 - quella che si definisce una «doppia conforme» rispetto all'uguale pronuncia del tribunale di Bergamo - i 23 motivi di ricorso, in 600 pagine, presentati dalla difesa, molti dei quali riguardano la formazione della prova principale, il Dna.

L'attesa decisione della Cassazione potrebbe costituire l'ultimo atto di un caso giudiziario che ha turbato l'opinione pubblica per la brutalità dell'aggressione alla ragazzina, colpita e lasciata agonizzante, morta di freddo in un campo. E che ha tenuto col fiato sospeso per le complicati indagini, compiute a partire dal Dna rintracciato, e identificato come quelli del cosiddetto Ignoto 1, e gli incroci con i migliaia di campioni prelevati a tappeto, che hanno permesso di risalire a quello che secondo gli inquirenti è il ramo della famiglia naturale di Bossetti, fino al padre naturale, Giuseppe Guerinoni e all'ipotesi di un figlio illegittimo.

Un percorso senza errori, secondo de Masellis, che ha voluto sottolineare come il caso non abbia a che fare con quello per l'omicidio di Meredith Kercher, ribaltato a sorpresa dalla Cassazione: «Non è conferente il caso Knox, vicenda ben diversa», ha precisato. «Non ci sono altri aspetti che possono essere esplorati. In questo processo non c'è stata alcuna violazione del contraddittorio, garantito nei due gradi di giudizio, in 50 udienze», ha detto la pg: è stata «assolutamente corretta» l'attività di estrazione e repertazione, «atti irripetibili e non differibili» compiuti quando il fascicolo risultava ancora a carico di ignoti e il nome di Bossetti non era nemmeno ipotizzabile.

Il dna, prelevato con un alcol test, «è un prelievo non coattivo» a cui Bossetti «ha dato il consenso». «Il metodo del Dna nucleare - ha aggiunto, rispondendo a quella che è una delle contestazioni della difesa - è consolidato e utilizzato fin dal 1985. Possiamo parlare di un'impronta genetica, un'evoluzione dell'impronta digitale, maggiormente identificativa della persona». In conclusione, de Masellis ha spiegato che «per dire che Bossetti è innocente dobbiamo dire che il Dna di Ignoto 1 non è il suo, che Bossetti non è figlio di Guerinoni, che i Ris hanno modificato l'immodificabile, che è stata perseguita la necessità di trovare in Bossetti, una persona che nessuno conosceva, un capro espiatorio. Se tutto questo non lo possiamo dire non c'è ragionevole dubbio».

L'udienza si è conclusa intorno alle 18, la decisione arriverà in tarda serata. Bossetti attende il suo destino in carcere a Bergamo: «è fiducioso nella giustizia - ha detto il suo avvocato, Claudio Salvagni - ma al tempo stesso molto timoroso. Chiede: 'mi facciano la perizia e scopriranno che non c'entrò».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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