Nepal, «volavano tegole e calcinacci, salvi in mezzo alla strada»
Attimi di paura quelli vissuti ieri da Giuseppe Begni: quando la terra è tornata a tremare si trovava proprio nella capitale, il 49enne vigile del fuoco di Chiari, dal 1° maggio in Nepal per aiutare le popolazioni colpite dal sisma. Quello stesso sisma che ieri è tornato a mietere morti e feriti, con una scossa di magnitudo 7,4 della scala Richter. «Stavamo aspettando che ci consegnassero dei materiali da portare alla scuola (attivata a Kirtipur dall’associazione guidata dall’alpinista di Castiglione Fausto De Stefani, ndr) quando tutto ha preso a tremare. Siamo usciti dal ristorantino in cui eravamo appena entrati approfittando dell’attesa: i tre ragazzi nepalesi che erano con me – di cui uno parlava italiano - volevano infilarsi nei vicoli circostanti per scappare. Io li ho tenuti nella via più ampia, dove rischiavamo meno: “Qui anche se gli edifici dovessero collassare non ci piombano addosso” ho spiegato loro. Tutto attorno volavano tegole, calcinacci, qualche cornicione. Ma a 100 metri, in quel che restava della bellissima Durbar Square, la situazione è stata decisamente più drammatica: è crollata un’ala di quello che credo fosse il Palazzo Reale, si è sollevata una nuvola di polvere che impediva di vedere».
Risparmiata per fortuna la scuola di Kirtipur, ora trasformata in centro di accoglienza. Servono grandi tende, coperte e vestiti per affrontare la stagione umida ma calda alle porte. «Cibo e medicinali arrivano dall’India, non mancano per fortuna. Quello che preoccupa è il dopo: parlavo con un medico dell’ospedale di Kirtipur e diceva che le epidemie faranno molti più morti di quanti ne abbia fatti sin qui il terremoto. Tra quindici giorni, con le piogge, qui tutto diventerà fango».
«La popolazione anche se ha perso tutto – racconta sempre il vigile del fuoco clarense – si rifiuta di lasciare il posto in cui ha vissuto e resta accampata pericolosamente con tende di fortuna. Di sicuro si accontentato di poco». Circostanza questa che, paradossalmente, rende ancora più prezioso il lavoro di chi, come un vigile del fuoco sa come operare in scenari critici come quelli derivanti da un terremoto: «In un villaggio qualche giorno fa mi sono infilato sotto una soletta che poggiava ormai stabilmente sulle macerie sottostanti e ho estratto circa 180 kg di riso: ce n’era da riempirne due bidoni. Ma li ho estratti a secchi, riempiendo i secchi con uno scodellino perché era il solo strumento che si riusciva a far passare attraverso il foro. Non finivano più di ringraziarci, perché dicevano che con quel riso ci vivono per un’intera stagione».
Begni, che era già reduce da un periodo di permanenza in Nepal di circa un mese, resterà fino a venerdì. Poi potrà tornare a Chiari, dove lo attendono la sua famiglia e una comunità che in queste settimane non ha mancato di sostenere il suo impegno attraverso una raccolta di materiale e fondi preziosa.
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