Malamovida, Brescia in cattiva compagnia
Il venerdì nero di piazzale Arnaldo - ma non solo, casi di scarso rispetto delle norme si sono registrati anche in altre aree del centro di Brescia - continua a far discutere. E se il prefetto della Leonessa, Attilio Visconti, boccia i giovani per la scarsa prova di responsabilità preannunciando un vertice del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica per martedì - i timori per la «malamovida» scuotono anche molti altri comuni del Bresciano e di tutta Italia.
Se misure ad hoc per evitare assembramenti emergono anche sulle sponde del Garda, la situazione sembra sorvegliata speciale anche in altri territori vicini: pensiamo a Milano - con i Navigli, tradizione luogo di aggregazione, finiti per primi nell'elenco delle aree fuori controllo già all'indomani della riapertura -, ma anche a Bergamo Alta o alla vicina Verona, la cui piazza delle Erbe ha regalato spettacoli non dissimili a quelli di piazzale Arnaldo.
Tra le testimonianze che in queste ore stanno facendo il giro della rete, anche quella del regista Gabriele Muccino che con una foto postata su Twitter ha voluto denunciare la situazione fuori controllo di alcune aree del capoluogo lombardo:
Qui Milano. Abbiamo un problema. pic.twitter.com/yV2Myk58fu
— Gabriele Muccino (@GabrieleMuccino) May 23, 2020
Meglio è andata nel primo sabato sera dopo la fine del lockdown, complice anche la pioggia che ha polverizzato le presenze in gran parte del nord Italia. E se i sindaci sono pronti a nuovi divieti - il caso dell'ordinanza adottata a Brescia dal sindaco Emilio Del Bono per blindare piazzale Arnaldo dopo le 21 è tra le più stringenti - la preoccupazione sale in queste ore al centro sud, dove le condizioni meteorologiche contribuiscono a moltiplicare una percezione di ritrovatà leggerezza: tra le regioni, spicca il caso della Campania, dove la chiusura dei locali è stata fissata alle 23.
A non avere orari, purtroppo, è il virus: già, perché il protagonista delle serate festaiole a base di mascherine in modalità scaldacollo e di distanze di sicurezza ignorate rischia di essere proprio lui. Che - vale la pena ricordarlo, visto che scontato non sembra essere agli occhi di molti -, non è sparito magicamente con la riapertura di bar e attività commerciali. Meglio tenerne conto, se non già per rispetto di medici e personale sanitario che hanno conosciuto l'inferno e di malati e vittime, quantomeno per evitare di vanificare oltre due mesi di sacrifici e quarantena (prendetevi 20 minuti e riguardatevi questo documentario bresciano, se può essere utile). E per non ritrovarsi di nuovo chiusi in casa, con un'estate di nuovi lockdown e un cocktail di rimpianti da sorseggiare. Amarissimo, chiaro.
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