Lukashenko si nasconde dietro Putin Ue e Usa all’Onu
L’onda lunga del caso del volo Ryanair Atene-Vilnius dirottato a Minsk comincia ad aver i suoi primi effetti politici, specie dopo la reazione del Consiglio europeo con le misure di limitazione ai voli da e per la Bielorussia (inclusa la no-fly zone per le aviolinee europee) e la promessa di nuove sanzioni.
Il presidente dittatore Alexander Lukashenko ha reagito, difendendo le sue azioni, definite «legittime», e incaricando il governo di stilare un pacchetto di «contro-misure», compreso «un embargo alle merci europee», persino «in transito». L’opposizione sente invece che è giunto il momento di alzare la posta in gioco e ha promesso «una nuova ondata di proteste».
Con l’arrivo della stagione estiva la Bielorussia potrebbe tornare a vedere le manifestazioni dell’anno scorso, quando nel Paese stretto fra Russia ed Europa si respirava aria di libertà. Il condizionale è d’obbligo perché, in questi 10 mesi, Lukashenko ha stretto il cappio intorno ad ogni forma di dissenso, varando leggi draconiane che promettono la galera, di fatto, a chiunque scenda in piazza, giornalisti compresi. Le sigle dell’opposizione, tutte strette intorno all’ex candidata presidenziale Svetlana Tikhanovskaya, hanno però promesso battaglia, anche promettendo «il rafforzamento della struttura del movimento di guerriglia», poiché Lukashenko, con l’arresto dell’oppositore Roman Protasevich e il dirottamento del volo Ryanair, ha trasformato la Bielorussia «in un buco nero sulla mappa del mondo». «Il regime è sull’orlo dell’isolamento totale, come mai prima d’ora».
«Condanniamo fortemente il dirottamento» dell’aereo e «chiediamo un’indagine urgente sulla Bielorussia da parte dell’Icao», l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, agenzia autonoma dell’Onu. Lo hanno detto i membri Ue del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Estonia, Irlanda e Francia), insieme a Belgio, Germania (il cui biennio è terminato a fine 2020), Norvegia, Gran Bretagna e Usa. «Roman Protasevich e Sofia Sapega devono essere rilasciati immediatamente», hanno aggiunto.
L’ultimo dittatore d’Europa ha ribadito la sua linea di aver deciso il dirottamento del volo sulla base della minaccia di attentato «arrivata dalla Svizzera» e ha smentito che il caccia inviato ad affiancare l’aereo Ryanair lo abbia «forzato» all’atterraggio. L’Occidente, ha ribadito, vuole «destabilizzare» la Bielorussia e poi passare «a est», dunque alla «fraterna» Russia, ed è per questo che tocca mantenere salda la posizione. Lukashenko ha poi dichiarato che Protasevich era «un mercenario», con esperienza di combattimento nel Donbass, probabilmente al soldo di qualche «servizio segreto» ed è per questo che l’Occidente sta facendo tanta «confusione». «Era sulla lista dei ricercati per terrorismo, arrestarlo era un nostro diritto».
Se l’Occidente spinge - nel governo già dicono che in queste condizioni aderire al progetto di partenariato orientale dell’Unione europea è «assolutamente inutile» - Mosca spalanca le braccia. Il Cremlino dice di «non aver motivo» per non credere alla versione dei fatti di Minsk e che Usa e Ue non paiono interessati a conoscere davvero i fatti attraverso «un’indagine imparziale». Lukashenko domani volerà a Sochi da Putin - era «già in programma» prima del caso di domenica, assicurano a Mosca - dove, a quanto pare, si parlerà di «economia». Ma tutti sanno che il Cremlino vorrebbe stringere sempre di più l’integrazione prevista dal Trattato dell’Unione fino ad una annessione de facto. Lukashenko ha detto di essere disposto a parlare dei problemi della Bielorussia anche con «Joe Biden», se vuole.
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