Lombardia in zona rossa per errore, guariti contati come positivi
L'errore c'è stato. Ma su chi lo abbia commesso si assiste da ore ad un continuo rimpallo tra Regione e Governo. Il nodo dolente è quello della classificazione della Lombardia in zona rossa anziché arancione, che quantomeno per una settimana sarebbe stata indebita, alla luce di dati non corretti sull'impatto del coronavirus.
E qui viene il punto critico che sta dando vita ad un prolungato rimpallo di responsabilità fra Roma e Milano. L'Istituto Superiore di Sanità accusa i tecnici della Regione e porta a suffragio della propria tesi l'invio di dati di «rettifica» da parte dell'assessorato al Welfare lombardo. Palazzo Lombardia di contro respinge al mittente le accuse e chiarisce: «Nessuna richiesta di rettifica, ma un necessario aggiornamento di un "campo del tracciato", tracciato che quotidianamente viene inviato all'Istituto Superiore di Sanità».
«Azione, condivisa con l'Istituto Superiore di Sanità - prosegue la nota - resasi necessaria a fronte di un'anomalia dell'algoritmo utilizzato dall'Iss per l'estrazione dei dati per il calcolo dell'Rt, segnalata dagli uffici dell'assessorato al Welfare della Regione e condivisa con Roma».
Il dato al centro della contesa è quello dell'Rt nel monitoraggio relativo alla settimana dal 4-10 gennaio, aggiornato al 13, quindi 48 ore prima della riunione della cabina di regia che ha decretato la zona rossa. Per la Lombardia risultava un Rt 1.4 e una classificazione complessiva del rischio alta. Valori da zona rossa.
Per la Lombardia, tuttavia, si tratta di numeri dovuti a una «sovrastima da parte dell'Istituto superiore di Sanità»: i tecnici della Cabina di regia non avrebbero tenuto conto della circolare del 12 ottobre firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza con la quale si è stabilito che per dichiarare guarito un paziente basta un solo tampone molecolare e non più due. E non avrebbero tenuto conto della «distonia» tra il dato relativo all'Rt e tutti gli altri indicatori, evidenziata già venerdì scorso dalla Regione.
Certo, stando ai palazzi romani, gli stessi tecnici regionali avrebbero validato quegli stessi dati, una volta analizzati dalla cabina di regia, salvo poi rettificarli, almeno secondo la spiegazione fornita dall'Iss in una relazione. Il 20 gennaio la Regione ha comunicato una rettifica del numero di casi sintomatici, che sono gli unici che rientrano nel calcolo dell'Rt. E questo ha comportato che dai 14.180 casi con data di inizio sintomi nel periodo 15-30 dicembre che avevano i criteri per essere confermati come sintomatici indicati dalla Lombardia il 13 gennaio, la settimana dopo, il 20 gennaio, si è passati a 4.918. Cosi l'Rt è passato da 1.4 a 0.88, con la regione che resta «a rischio alto ma in presenza di uno scenario di trasmissione compatibile con uno scenario 1».
Lo scontro a questo punto diventa inesorabilmente politico. Matteo Salvini, leader del Carroccio, chiede conto all'esecutivo. «Se 10 milioni di cittadini lombardi sono stati rinchiusi in casa in base a dati e valutazioni sbagliate del governo, saremmo di fronte a danni morali ed economici enormi, chi ha sbagliato paghi».
Dai banchi della maggioranza gli risponde il capo politico dei pentastellati, Vito Crimi: «Senza parole. Cambiano gli assessori, ma la Regione Lombardia rimane in mano a degli
incompetenti. E per nascondere le proprie responsabilità arrivano come al solito ad accusare il Governo. La realtà è una soltanto, ed è innegabile: se la Lombardia è diventata zona rossa, è a causa dei dati sui contagi comunicati dalla Regione a metà gennaio, che la Regione stessa ha poi rettificato il 20 gennaio» scrive in un post su Facebook. «A cosa è dovuto questo errore? Perché i dati sono stati modificati? Pretendiamo una spiegazione. Intanto 10 milioni di cittadini lombardi hanno dovuto subire le conseguenze della loro incompetenza. Almeno per una volta, Fontana e soci - incluso Salvini, che ha colto subito l'occasione per puntare il dito contro l'esecutivo quando dovrebbe puntarlo verso sé stesso - abbiano il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e chiedano scusa», conclude.
A cercare di arginare le polemiche, senza rinunciare ad un'ulteriore stoccata politica, è da ultimo il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, intervistato dal Corsera: «Il presidente Fontana conosce il rigore dell'Istituto superiore di sanità e sa come sono andate le cose. A volte basta dire la verità per essere nel giusto. I dati trasmessi la scorsa settimana erano incompleti, per ammissione degli uffici di Regione Lombardia. Questa settimana hanno trasmesso e certificato dati che loro stessi hanno definito "rettificati"».
«Il sistema funziona, ancora una volta lo ha dimostrato - osserva - la prima volta l'Rt della Lombardia scese di oltre un punto. E anche ora, grazie alle misure regionali e alle limitazioni delle festività, è tornato sotto l'1. Il governo si è attenuto ai dati di Regione Lombardia e non c'era bisogno del Tar». «Poiché la Lombardia è stata area rossa - prosegue il ministro -, le attività chiuse hanno diritto automatico ai ristori - dice -. Salvini? Come spesso capita non sarà stato informato da Fontana, eppure dovrebbe conoscere bene la regione che la Lega governa». L'Rt sotto l'1 è «la conferma che le misure delle festività natalizie erano giuste. Se da noi c'è un miglioramento del rischio mentre tutta l'Europa è in ginocchio un motivo ci sarà. Ma non possiamo abbassare la guardia, dobbiamo allineare la quotidiana difesa delle reti sanitarie con il piano vaccini».
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