Le elezioni del 25 settembre, tra Rosatellum e taglio dei parlamentari
Meno parlamentari e collegi territorialmente molto estesi, tanto da venir meno il tradizionale cleavages città/campagna. Dal 25 settembre non si potrà più dire ad esempio che un parlamentare è stato eletto nel collegio della città, né alla Camera e tanto meno al Senato. Questo è l’effetto del taglio dei parlamentari votato dal Parlamento nel 2019 e confermato dal referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020 (in cui il «sì» ha stravinto con il 60%).
La riforma costituzionale, che alla quarta votazione è stata votata praticamente da tutti i partiti (furono contrari +Europa e Calenda) ha ridotto i parlamentari da 945 a 600 (i deputati sono passati da 630 a 400, i senatori da 315 a 200). Il taglio ha avuto un effetto diretto sulla legge elettorale, nel senso che rimanendo in vigore il Rosatellum, sono stati ritoccati i confini dei singoli collegi alla luce della riforma costituzionale.
Mix tra sistema maggioritario e proporzionale
Entrando nel merito dell’attuale legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, si tratta di un mix tra sistema maggioritario e proporzionale. Nello specifico, la legge elettorale in vigore prevede che un terzo dei seggi delle Camere venga assegnato con il maggioritario (in collegi uninominali) e i restati due terzi con il proporzionale (in collegi plurinominali).Per quanto riguarda i seggi con il maggioritario, in ogni collegio è eletto il candidato più votato. Per il proporzionale, i seggi sono assegnati alle coalizioni tra partiti o alle singole liste che superano rispettivamente il 10% e il 3% dei voti a livello nazionale. Il riparto dei seggi è su base nazionale per la Camera e regionale per il Senato (in Lombardia ne sono previsti 31).
Collegi elettorali
I collegi uninominali sono complessivamente 221: 147 per la Camera e 74 per palazzo Madama. Altri 367 seggi (245 alla Camera e 122 al Senato) sono invece assegnati nei collegi plurinominali, dove si elegge più di un candidato, applicando il sistema proporzionale. I restanti 12 seggi sono invece della circoscrizione estere: 4 per il Senato e 8 per la Camera dei Deputati, tutti assegnati rigorosamente con il sistema proporzionale
Per l’assegnazione dei seggi col proporzionale il Rosatellum è particolarmente complesso e utilizza il metodo dei resti più alti o metodo Hare con un calcolo inizialmente nazionale e poi un riparto a livello dei singoli collegi plurinominali.
A Brescia
Proprio alla luce della riduzione dei parlamentari nella provincia di Brescia il numero dei collegi è stato quasi dimezzato. Nel 2018 gli uninominali per Camera erano 6 (anche se due in condivisione, uno con Cremona e l’altro con il collegio di Treviglio), ora i collegi sono 4: tre esclusivamente bresciani e uno che è rimasto in condivisione con Cremona ma che interessa solo 10 Comuni della Bassa (Alfianello, Fiesse, Gambara, Milzano, Pontevico, Pralboino, Quinzano d’Oglio, Remedello, Seniga e Verolavecchia).
Non solo, i collegi attuali sono ovviamente dei collegi «assemblati» rispetto a quelli del 2018. Per intendersi: il collegio uninominale della città, quando si votò il 4 marzo di quattro anni fa comprendeva Brescia e altri 10 Comuni che ora sono diventati 7, ben oltre la fascia del cosiddetto hinterland. Per la Camera si ha un unico collegio plurinominale che copre quasi per intero il territorio bresciano esclusi i succitati 10 Comuni della Bassa aggregati al collegio plurinominale Cremona-Mantova. Per il Senato la suddivisione e la riduzione ricalca quella della Camera.
Ci sono solo due collegi uninominali: quello propriamente bresciano che di fatto somma i collegi Brescia e Valli della Camera. L’altro collegio è in condivisione con Treviglio e va da Desenzano a Palazzolo. Il collegio plurinominale copre quattro province: Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova.
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