La Turchia ha attaccato il nord della Siria
La Turchia ha lanciato la sua offensiva militare nel nord della Siria allo scopo di eliminare «il corridoio del terrore lungo il confine fra i due paesi».
È quanto ha annunciato in un tweet il leader turco, Tayyip Erdogan. «La nostra missione è di impedire la creazione di un corridoio del terrore al confine meridionale - recita il tweet di Erdogan - e di portare pace nell'area. Preserveremo l'integrità territoriale della Siria e libereremo le comunità locali dai terroristi».
L'offensiva è iniziata con una serie di bombardamenti ed è stata ribattezzata «operation peace spring». L’obiettivo è creare una striscia di territorio per consentire ai rifugiati siriani in Turchia di tornare nel loro paese, allontanando al tempo stesso dall'area i curdi siriani, considerati terroristi dal governo.
Stando ai media turchi, sono state colpite la città di Ras Al Ain e altre zone di frontiera. Oltre all’esercito turco, sono stati ingaggiati i membri del gruppo ribelle Esercito Siriano Libero.
I precedenti interventi militari condotti in Siria tra il 2016 e il 2018 contro l'Isis e ancora contro i curdi nell'enclave di Afrin erano state ribattezzate rispettivamente «Scudo dell'Eufrate» e «Ramoscello d'ulivo».
L’attacco odierno è arrivato dopo il via libera dell’amministrazione Trump, che aveva annunciato il ritiro dei propri militari dalla zona e che successivamente aveva fatto una sorta di passo indietro, minacciando la Turchia di ritorsioni in caso di un’azione militare («Distruggerò la loro economia. L’ho già fatto!», aveva scritto su Twitter). La mossa statunitense è stata criticata a livello internazionale e considerata alla strgua di un tradimento, visto che gli stessi curdi erano stati impegnati con gli Usa nella battaglia contro lo Stato islamico. Una battaglia vinta, ma non del tutto. La minaccia degli estremisti islamici nella zona resta e l’attacco turco rischia di comprometterne la sicurezza.
La reazione delle autorità curdo-siriane non si è fatta attendere. Un comunicato dell'amministrazione autonoma della Siria nord-orientale diffuso dai media annuncia una mobilitazione generale in tutto il nord-est siriano per difendersi dalle «minacce dell'esercito turco e dei suoi mercenari di attaccare la regione frontaliera siriana nord-orientale». Nel comunicato si invitano «tutte le componenti del nostro popolo a dirigersi verso la zona frontiera con la Turchia per compiere il loro dovere morale di resistenza in questo momento storico e delicato».
Nel comunicato ufficiale delle autorità curdo-siriane si legge: «Invitiamo anche tutti gli appartenenti del nostro popolo del Kurdistan (fuori dalla Siria) e in ogni angolo del mondo a sollevarsi per la loro terra e la loro gente, perché si organizzino proteste e sit-in dovunque essi si trovino, specialmente nei paesi della diaspora». Il comunicato prosegue: «Riteniamo responsabili moralmente di ogni catastrofe umanitaria che possa colpire il nostro popolo nel nord-est siriano l'Onu e tutte le sue istituzioni, gli Stati Uniti, l'Unione Europea, la Russia e tutti gli Stati e le istituzioni che hanno potere di decisioni nell'influenzare la questione siriana».
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