La testimonianza dall'Hotel Rigopiano: «Qui la tempesta perfetta»
«Stiamo lavorando su questa isola di penetrazione, stiamo entrando da una soletta crollata tramite un abbaino esistente e ci stiamo facendo largo tra le macerie. Si pensava prima di aver avvistato qualcosa. Ma era un falso allarme».
A raccontare il lavoro dei soccorritori direttamente da quella trappola di neve e ghiaccio che è l’Hotel Rigopiano è il vigile del fuoco Federico De Maria, uno dei sette specialisti dell’unità Usar (Urban search and rescue, ricerca e soccorso in contesto urbano) partiti dal Comando provinciale di Brescia.
Una corsa contro il tempo. Contro la massa impressionante di neve che ha travolto l’albergo, alla velocità formidabile di 100 km/h, una massa che gli esperti paragonano a quella di 4.000 tir. A complicare le cose, ci si è messo anche un mix pericolosissimo, nell’instabilità complessiva delle macerie, di pioggia e nevischio.
I 7 vigili del fuoco bresciani sono entrati in azione proprio nel giorno che pare essere il peggiore per le condizioni meteo, assieme a 28 colleghi di tutta Lomabardia. Con loro, pronti a intervenire nel caso del recupero di nuovi superstiti anche il personale medico specializzato di Areu Lombardia, tra cui altri bresciani.
«Comunque ora continueremo a scavare tutta la notte. Siamo organizzati in squadre e stiamo operando in situazioni differenti. Ma lo scenario è veramente spettrale».
E bresciani al lavoro in quella trappola di ghiaccio sono anche alcuni degli uomini del Soccorso Alpino inviati dalla Lombardia, per loro parla il coordinatore dell’unità regionale, Gianni Gamba. «Stiamo cercando soprattutto di capire come è conformato l’albergo, perché la valanga lo ha completamente divelto. Continuiamo a lavorare per salvare vite umane, non molliamo mai. Ma certo qui è la tempesta perfetta: dopo la pioggia ora ha ripreso a nevicare. E oggi i lavori sono stati interrotti anche a causa del gpl che era presente in zona. Lavoriamo con le pale e con le motoseghe, perché la valanga ha travolto anche alberi. Ma i mezzi non riescono ad arrivare».
Uno sforzo corale e senza sosta. Con la determinazione incrollabile che deriva da una speranza che non muore: quella di riuscire ancora a salvare altre vite umane.
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