Italia e Estero

La quarta giornata di guerra in Ucraina

Domani le delegazioni ucraine e russe si incontreranno al confine con la Bielorussia sul fiume Pripyat
L'effetto di un missile lanciato su un deposito di petrolio a Vasylkiv, vicino a Kiev -  Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'effetto di un missile lanciato su un deposito di petrolio a Vasylkiv, vicino a Kiev - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La quarta giornata di guerra è quella dell'apertura. Domani le delegazioni di Ucraina e Russia si incontreranno al confine con la Bielorussia sul fiume Pripyat, che è anche il nome della vicina città fantasma, sgomberata dopo l'incidente alla centrale di Chernobyl del 1986.

Ad aumentare ancora il clima da Guerra Fredda, Vladimir Putin contestualmente, al via libera ai colloqui di pace, ha innalzato il livello di deterrenza dell'arsenale nucleare e di tutto il suo esercito. Colpa, secondo il leader russo, delle critiche mosse dai Paesi della Nato all'invasione più che delle sanzioni economiche. La mossa non ha effetti pratici, né prelude a un'escalation. Si tratta però di una pressione definita «inaccettabile» sia dalla Nato che dagli Stati Uniti.

Il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a proposito dei colloqui previsti per domani, ha detto: «Non c'è niente di male nel parlare e se il risultato è la pace sarà la benvenuta. Ma non ci arrenderemo, non capitoleremo, non cederemo neanche un centimetro del nostro territorio».

Mentre Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha fatto dichiarazioni pesanti durante una conferenza stampa a Bruxelles relativamente alle sanzioni da estendere alla Bielorussia. Sanzioni dell'Ue anche «contro l'altro aggressore di questa guerra, il regime di Lukashenko che è complice di questo attacco vile contro l'Ucraina. Colpiremo anche il regime di Lukashenko con un nuovo pacchetto di sanzioni, introdurremo misure restrittive contro i settori più importanti per interrompere l'esportazione di acciaio, cemento, ferro, tabacco, legname e estenderemo alla Bielorussia le restrizioni all'export introdotte per le merci russe e per evitare che bypassino le nostre misure contro la Russia. Tutte queste misure arrivano in aggiunta agli altri pacchetti già concordati con i Paesi europei e presentati nei giorni scorsi. Vogliamo anche escludere le banche russe da Swift; vogliamo congelare tutti gli asset della banca russa per evitare che possa finanziare la guerra di Putin e per bloccare gli oligarchi russi». 

Da domani, però, gli occhi del mondo si sposteranno verso i colloqui di pace, la cui genesi, come ogni evento in questa guerra, è stata confusa. Stamattina il presidente Vladimir Zelensky ha rifiutato di sedersi a un tavolo con i russi in Bielorussia: è da lì, infatti, che partono gran parte dei razzi e degli aerei che poi colpiscono l'Ucraina. Gli sherpa però hanno continuato a lavorare, e il colpo di scena è arrivato all'ora di pranzo, quando lo stesso Zelensky ha comunicato di aver avuto un colloquio telefonico con Aleksandr Lukashenko, il presidente bielorusso. Poco dopo Mosca ha annunciato l'avvio dei colloqui, che poi Kiev ha confermato.

Da quel momento, le ostilità hanno rallentato. Cosa succederà sulle rive del Pripyat è difficile prevederlo, certo avere Lukashenko come garante dell'operazione non è la migliore garanzia, visto che l'autoproclamato presidente bielorusso proprio oggi doveva anche gestire un referendum che se passerà, gli consentirà di chiedere alla Russia di installare nel suo Paese delle testate nucleari.

Un checkpoint a Kiev - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un checkpoint a Kiev - Ansa © www.giornaledibrescia.it

«Non credo molto nel risultato dei negoziati, ma lasciate che ci provino. In modo che in seguito nessuno abbia dubbi sul fatto che io non abbia cercato di fermare la guerra quando c'era la possibilità di farlo», ha commentato Zelensky. A confermare i suoi timori, il lancio in serata dell'ennesimo missile Iskander dalla Bielorussia verso l'Ucraina.

Sul fronte militare, è stata un'altra giornata di resistenza efficace da parte dell'esercito e dei volontari ucraini. Nella capitale è stato respinto un violento attacco verso il sobborgo di Irpin, risolto anche facendo esplodere un ponte che ha impedito ai russi di raggiungere un deposito di carburante. È lontano dalla capitale, a Kharkiv, dove però si registra il maggior successo. Presa d'assalto nella notte, la seconda città del Paese non è capitolata, resistendo e respingendo il contingente russo, con i militari fuggiti nei boschi, lasciando per strada i mezzi blindati. Stesso discorso a Cherson, fondamentale snodo tra la Crimea e i grandi porti ucraini sul Mar Nero: anche oggi la città non è capitolata.

Un fermo immagine tratto da un video mostra soldati ucraini dopo uno scontro a fuoco a  Irpin - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un fermo immagine tratto da un video mostra soldati ucraini dopo uno scontro a fuoco a Irpin - Ansa © www.giornaledibrescia.it

Nel Donbass il fronte russo avanza, ma solo di pochi chilometri al giorno, con perdite che non vengono ufficializzate dai russi. Secondo Kiev, sono invece già oltre quattromila i russi caduti, tanto da dover chiedere l'aiuto della Croce Rossa per rimpatriare i cadaveri. Gli scontri proseguono anche a Sumy, dove una donna è stata uccisa dai russi solo perché transitava con il marito e i tre figli nei pressi dell'aeroporto. Battaglia anche Odessa, Mariupol e in molti centri minori. Dove però non mancano anche episodi eroici: per esempio nella piccola città di Koryukivka, nella regione di Chernihiv, i residenti si sono radunati e semplicemente camminando hanno rimandato indietro una colonna di tank.

Un fermo immagine tratto da un video mostra decine di civili che camminando insieme bloccano un tank russo a Koryukivka -  Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un fermo immagine tratto da un video mostra decine di civili che camminando insieme bloccano un tank russo a Koryukivka - Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il mondo intanto protesta. Stando a un report indipendente, in ben 44 città russe ci sono state anche oggi proteste dei pacifisti, che hanno generato altri 900 arresti tra i partecipanti. A Berlino la manifestazione più imponente, circa mezzo milione di persone secondo gli organizzatori, ma in ogni capitale la protesta monta velocemente. Ovviamente taciuta dai media russi. Intanto Kiev teme l'ennesimo sgambetto di Putin, che potrebbe decidere di attaccare la capitale proprio questa notte, per essere più forte, o per saltare del tutto i colloqui di pace. 

La marea umana che si è raccolta a Berlino per sostenere la pace in Ucraina: si parla di 500mila persone
La marea umana che si è raccolta a Berlino per sostenere la pace in Ucraina: si parla di 500mila persone

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