Italia e Estero

La Lombardia evita la zona arancione: più letti nelle intensive

Rispetto a inizio anno, i contagi sembrano rallentare. Le Regioni chiedono all'Iss di escludere gli asintomatici dai conteggi
Il centro vaccinale alla Fiera di Milano - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Il centro vaccinale alla Fiera di Milano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Dopo aver tentato, senza successo, di rinviare l’apertura delle scuole, ora il pressing delle Regioni si sposta sul bollettino che registra i positivi e sulla necessità di rivedere i parametri di classificazione dei ricoveri ospedalieri, senza più considerare gli asintomatici. L'obiettivo è evitare di finire in zona arancione, com'è riuscita a fare la Lombardia aumentando i posti letto per Covid-19 in terapia intensiva.

Le Regioni, spiega il governatore del Veneto Luca Zaia, avanzeranno questa proposta al governo anche se dall’Istituto superiore di Sanità è già arrivato lo stop: «La definizione dei casi di sorveglianza deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa», altrimenti «non controlleremo il virus». Il motivo che spinge i governatori è semplice: vogliono evitare la zona arancione, fascia in cui aumentano le restrizioni soprattutto per i No vax - non possono uscire dal comune di residenza se non per lavoro, salute e urgenza - e nella quale si entra con l’occupazione delle terapie intensive al 20% e quella dei reparti Covid al 30%. La Lombardia ha superato questo parametro ma non il primo, aumentando in queste settimane il numero dei posti disponibili in terapia intensiva.

La situazione in Italia

Il rischio è in effetti concreto e già nelle prossime ore tre regioni, Calabria, Piemonte e Sicilia, potrebbero cambiare fascia. Lo conferma la mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) in cui l’Italia è tutta in rosso scuro e lo conferma l’analisi del Gimbe. L’enorme quantità di casi - 1,2 milioni in 7 giorni - «incontrando una popolazione suscettibile troppo numerosa, sta progressivamente saturando gli ospedali. E, di conseguenza, molte regioni si avviano verso la zona arancione entro fine mese».

La mappa del contagio dell'Ecdc
La mappa del contagio dell'Ecdc

La cabina di regia si riunirà in queste ore e solo dopo che i tecnici avranno analizzato i numeri il ministro Speranza firmerà le ordinanze. Stando ai dati dell’Agenas, da lunedì sarebbero in arancione la Calabria, che ha le intensive al 20% e i reparti ordinari al 38%, il Piemonte, rispettivamente 23% e 33%, e la Sicilia, che ha le rianimazioni al 20% e i reparti Covid al 33%. Ma se il trend non si inverte, presto altre 10 regioni cambiano colore: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, provincia di Trento, Toscana e Veneto hanno sforato la soglia del 20% nelle intensive mentre Liguria, Umbria Lombardia, e Valle d’Aosta sono già oltre il 30% dell’occupazione nei reparti Covid.

Cosa chiedono le Regioni

Per questo i presidenti di Regione stanno valutando la possibilità di inviare una lettera al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità per chiedere di considerare casi Covid solo i sintomatici nel conteggio dei positivi ricoverati e di escludere chi ha anche altre patologie. «Oggi - spiega l’Emilia Romagna - i parametri includono pazienti che entrano in ospedale per altre patologie e poi risultano positivi ma senza sintomi. Parametri da cui dipendono le fasce di colore e quindi misure restrittive ed eventuali nuove chiusure, quando l’impegno di tutti deve essere rivolto al contrasto della pandemia basato su dati in grado di fotografare meglio la realtà». Per il presidente del Veneto Zaia, inoltre, «il massimo organo europeo per le pandemie, l’Ecdc, spiega che si definisce "caso" un soggetto ammalato, con malattia respiratoria acuta o sintomi simil influenzale, o quando il tampone è positivo. Cosa significa? Che il paziente senza sintomi, o quello che ha sintomi ma non è positivo, non sono "casi" Covid».

Dall’Istituto superiore di Sanità però gli scienziati dicono che vanno contati anche gli asintomatici. Il Covid «dà una sintomatologia variegata e in evoluzione anche per la comparsa di nuove varianti virali che interagiscono in modo spesso diverso con il nostro organismo». E questo, «rende molto difficile riconoscere clinicamente un’infezione sintomatica da Sars-CoV-2 in assenza di una conferma di laboratorio». Inoltre in molti casi, soprattutto tra i non vaccinati, l’infezione «decorre in maniera asintomativa». Dunque, «non sorvegliare questi casi limiterebbe la capacità di identificare le variabili emergenti» e «non renderebbe possibile monitorare l’andamento della circolazione del virus». Ora si vedrà se arriverà la lettera al governo e se l’esecutivo deciderà di prenderla in considerazione.

Come si muove la Lombardia

La Lombardia oggi riattiva due moduli di terapia intensiva nella struttura ospedaliera allestita a FieraMilanoCity. Ieri sono stati 39.683 i nuovi casi di Covid e sono stati effettuati 237.324 tamponi, con un rapporto del 16,7%, in discesa sul 18,3% di mercoledì. Aumentano i ricoveri in terapia intensiva, che sono 257, 4 più di ieri, e quelli negli altri reparti, che sono 3.452 (+135). I decessi sono 52, per un totale di 35.662 da inizio pandemia.

Negli ultimi due giorni i nuovi casi hanno sempre superato quota 40mila (41.050 ieri, 45.555 martedì) ma in Lombardia, dopo un picco di contagi fatto registrare nei primi giorni dell’anno, sembra frenare la diffusione esponenziale della pandemia. Non si tratta ancora di un deciso rallentamento, ma la situazione è più rosea rispetto a inizio anno, quando l’incremento di nuovi positivi rispetto ai sette giorni precedenti aveva sempre superato quota 100mila. Dalla direzione regionale Welfare , pur notando che l’andamento epidemiologico «pare rallentare», preferiscono non commentare i dati. Per valutare l'effetto del rientro in classe in presenza occorrerà attendere ancora un paio di settimane.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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