La fine del secondo governo Conte
Dopo oltre 500 giorni, il governo Conte II è arrivato al capolinea: il premier Giuseppe Conte ha riunito i ministri per formalizzare il suo passo indietro. E attorno a mezzogiorno è salito al Quirinale per dimettersi. La crisi al buio, dopo oltre un mese di tensioni fortissime, è aperta e ora toccherà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sbrogliare una matassa che appare intricatissima.
Il calendario delle consultazioni delle forze politiche non è ancora noto, ma il Capo dello Stato dovrebbe cominciare ad ascoltare le forze politiche a partire da domani pomeriggio dopo la cerimonia per il Giorno della Memoria in mattinata. Dopo aver cercato, restando in sella, di allargare la maggioranza ai volenterosi dopo lo strappo di Renzi e Italia Viva, Conte ora spera di ottenere il reincarico e di creare un governo di salvezza nazionale. Ma le incognite e i sospetti incrociati sono molti e toccherà a Mattarella capire le reali intenzioni dei partiti.
«Ci sono le condizioni per rispondere all'appello del premier per allargare la maggioranza. Non c'è un'alternativa vera al Conte ter», ha detto prima del Cdm la ministra Paola De Micheli. Pd, M5s e Leu fanno scudo al presidente del consiglio, ma si dovrà capire se ci sono i margini per «un governo ampio» e se possono cadere i veti incrociati con il partito di Matteo Renzi, pronto a rientrare in partita.
Il Capo dello Stato dovrà poi capire la volontà del centrodestra. Nel pomeriggio è previsto un vertice tra Salvini, Meloni, Berlusconi in collegamento dalla Provenza, i centristi dell'Udc e Cambiamo di Toti. La coalizione appare divisa tra chi, come Fratelli d'Italia, non vede alternativa al voto e chi, come Forza Italia, non esclude un governo di unità nazionale. «Serve un governo di salute pubblica ma non è in linea con il Conte ter, noi non faremo la zeppa di questa maggioranza», assicura il governatore ligure.
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