La catastrofe umanitaria in corso ad Aleppo
Nuovi, pesanti bombardamenti sono stati effettuati ieri in Siria da jet partiti da una base iraniana per il secondo giorno di raid.
Una concessione senza precedenti fatta dalla Repubblica islamica ad una potenza straniera, che ha indotto le autorità di Teheran a precisare che la struttura militare è stata messa a disposizione di Mosca temporaneamente, e al solo scopo di rifornire gli aerei. Dopo avere parlato l’altroieri di attacchi compiuti dai bombardieri a lungo raggio Tupolev Tu-22 sulle province di Aleppo, Idlib e Deyr az Zor, il ministero della Difesa russo ha reso noto che i nuovi raid sono stati concentrati sulla sola Deyr az Zor, nell'est della Siria, controllata in gran parte dall'Isis.
I bombardamenti, ha aggiunto Mosca, sono stati effettuati da Sukhoi Su-34 che hanno «distrutto due centri di comando e grandi campi di addestramento uccidendo 150 miliziani, inclusi mercenari stranieri».
Continuano intanto le sofferenze della popolazione di Aleppo, campo di battaglia tra forze lealiste e gli insorti da quattro anni. Ieri, ha riferito l'agenzia governativa Sana, sette civili sono stati uccisi e nove feriti in un bombardamento compiuto con razzi da formazioni ribelli sul quartiere settentrionale di Salaheddin, in mani governative. Mentre il griorno prima l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), schierato con le opposizioni, aveva riferito di 20 civili uccisi in bombardamenti aerei nei quartieri orientali in mano ai ribelli.
Ad Aleppo c'è il rischio di una «catastrofe umanitaria senza precedenti», ha affermato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nel suo ultimo rapporto al Consiglio di Sicurezza, esortando Usa e Russia a raggiungere rapidamente un accordo per il cessate il fuoco. Ma una «catastrofe umanitaria» è già in atto, ha detto Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef per l'Italia, sottolineando che nella città martoriata vivono 130mila bambini.
Commentando i raid dei bombardieri russi che partono dalla base iraniana Shahid Nojeh, 50 chilometri a nord della città di Hamadan, il portavoce del Dipartimento di Stato americano Mark Toner ha detto che l'operazione potrebbe essere una violazione di una risoluzione dell'Onu che vieta il trasferimento di jet militari in Iran se non approvato dal Consiglio di Sicurezza.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha respinto tale ipotesi, affermando che «non vi è stata fornitura, vendita o trasferimento di aerei da guerra». Lo stesso hanno tenuto a precisare le autorità iraniane, alle prime avvisaglie di una possibile reazione nazionalistica nel Paese. Ad un deputato che protestava, sottolineando che la concessione di una base a una potenza straniera violerebbe l'espresso divieto posto dalla Costituzione, il presidente del Parlamento Ali Larijani ha risposto che la base di Shahid Nojeh non è stata messa permanentemente a disposizione dei militari russi. Mentre Alaeddin Boroujerdi, presidente della commissione Esteri e Sicurezza nazionale, ha affermato che gli aerei di Mosca atterrano solo per fare rifornimento.
Lo stesso Boroujerdi ha anche tenuto a smentire una notizia diffusa da un sito israeliano secondo il quale i russi avrebbero schierato a protezione della base un avanzato sistema di difesa con i missili S-400. Anche Ali Akbar Velayati, già ministro degli Esteri iraniano per 16 anni e oggi consigliere per la politica estera della Guida suprema Ali Khamenei, è intervenuto sulla vicenda per spiegare che l'iniziativa rientra in un «patto difensivo» firmato tra Teheran e Mosca negli ultimi mesi che prevede una «cooperazione strategica complessiva».
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