La carovana di migranti in cammino verso gli Stati Uniti
La carovana di migranti partita dal Centro America e diretta verso gli Usa ha raggiunto ora quota 7.233 persone.
Lo ha riferito il portavoce dell'Onu, Farhan Haq, citando i dati dell'Oim (Organizzazione Internazionale per le migrazioni). Il portavoce ha spiegato che Oim e Unhcr (l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) sono impegnate sul territorio e l'Unhcr ha rafforzato la sua capacità nel sud del Messico.
Haq ha ribadito che la situazione va gestita «in conformità alle leggi internazionali», pur sottolineando il «diritto dei paesi di gestire le proprie frontiere».
A riguardo, il presidente Donald Trump scaglia minacce via Twitter trasformando la vicenda in un simbolo della sua battaglia per proteggere le frontiere, mobilitando così la base repubblicana in vista del voto di Midterm. Elezioni dove l'ultimo sondaggio Nbc-Wsj, a 15 giorni dal voto, dà in vantaggio i dem di 9 punti (50% a 41%) ma con un'impennata del rating di Trump, salito di 3 punti (49%).
La colonna umana, dopo aver varcato il confine tra Guatemala e Messico, deve decidere proseguire la marcia verso nord. Oltre 1000 hanno già chiesto asilo al Messico, ma la maggioranza sogna di entrare negli Stati Uniti. Il tycoon però ha annunciato di aver allertato la guardia di frontiera e l'esercito per fronteggiare quella che considera «un'emergenza nazionale». E ha promesso di «tagliare, o ridurre sostanzialmente, i massicci aiuti» dati a Guatemala, Honduras e El Salvador, i tre Paesi di provenienza dei migranti.
Non è chiara l'entità delle somme e se il presidente possa agire senza l'approvazione del Congresso, ma secondo l'agenzia Usa per lo sviluppo internazionale i fondi americani ammontano quest'anno a 53 milioni di dollari per il Guatemala, 20 per El Salvador e 15 per l'Honduras. Pochino rispetto al pacchetto di 750 milioni di aiuti stanziati da Capitol Hill nel 2014 per fronteggiare l'arrivo di decine di migliaia di immigrati centroamericani rafforzando la crescita economica e migliorando la sicurezza nei Paesi d'origine.
Trump ne ha approfittato anche per mettere sotto scacco i Paesi centroamericani incapaci di trattenere i loro migranti e per insinuare senza prove che nella carovana «si sono mescolati criminali e mediorientali sconosciuti». Sotto accusa anche i democratici per non aver votato insieme ai repubblicani la modifica «delle nostre patetiche leggi sull'immigrazione». Ma il suo partito, pur avendo la maggioranza, non è riuscito ad approvare un paio di leggi in materia per le sue divisioni interne. Per ora, inoltre, niente fondi per il muro col Messico, una delle principali promesse del tycoon. Naturale quindi che Trump tenti di usare la carta della carovana per rilanciare la sua offensiva contro l'immigrazione illegale, anche a costo di rispolverare la separazione dei bambini dai genitori come deterrente.
Nel frattempo, un ordigno esplosivo è stato trovato nella cassetta delle lettere della residenza del miliardario e filantropo George Soros, nello stato di New York. Soros, uno dei principali finanziatori del partito democratico, è da tempo nel mirino di gruppi dell'estrema destra e ultimamente è stato accusato dai repubblicani di essere dietro alla carovana di migranti che si dirige verso gli Usa. Un'accusa che Donald Trump muove ai democratici. L'ordigno è stato fatto esplodere dagli artificieri dopo che un dipendente del residence ha avvertito le forze dell'ordine per un pacco sospetto.
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