Italia e Estero

L'Unione europea alla prova del Covid: cosa succede giovedì

Il 23 aprile è in programma il Consiglio europeo per decidere come fronteggiare l'emergenza sanitaria: una prova per il futuro dell'Unione
Cosa succede il 23 aprile 2020 in Europa
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L'Unione europea alla prova del coronavirus. Il prossimo appuntamento, il 23 aprile, è quello del Consiglio europeo, dove i capi di Stato e di Governo, dovranno decidere sugli strumenti economico-finanziari per fronteggiare l'emergenza economica causata dal Covid-19 e ripartire. 

È proprio sulla ricetta da utilizzare che gli Stati sono divisi e l'Unione spaccata, tanto che c'è chi ipotizza che l'Ue uscirà a pezzi da questa nuova crisi, a tal punto che potrebbe essere a rischio l'intero progetto comunitario. 

I 27 non partiranno da zero, ma dal piano d'azione approvato dall'Eurogruppo del 9 aprile, quando  è stato dato il via libera ad pacchetto di misure da 540 miliardi - i 100 dello schema anti-disoccupazione Sure, i 200 della Bei per le imprese, e i 240 del Mes.

Al momento sembra che il vertice non deciderà sul  Recovery fund, la proposta francese che avrebbe dovuto essere un punto di mediazione, che prevede un Fondo per la ricostruzione con dotazione economica da definire e che possa emettere dei titoli di debito, recovery bond. L'Italia avrebbe gradito questa soluzione che più si avvicinava ai famigerati Eurobond e così il premier Conte porta avanti l'ipotesi di un Fondo gestito dalla Commissione in grado di emettere titoli di debito con le garanzie del budget europeo e di tutti i Paesi membri.

Il premier italiano Giuseppe Conte con la cancelliera tedesca Angela Merkel - Foto Epa/Olivier Hoslet © www.giornaledibrescia.it
Il premier italiano Giuseppe Conte con la cancelliera tedesca Angela Merkel - Foto Epa/Olivier Hoslet © www.giornaledibrescia.it

Il campo di scontro è proprio questo e vede su fronti contrapposti da un lato i Paesi del Nord, i cosiddetti frugali capeggiati dai Paesi Bassi con Austria e Finlandia, ma soprattutto col benestare della Germania. Sull'altro fronte sono coalizzati i Paesi del fronte meridionale dell'Ue, il cosiddetto fronte della Coesione con Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia che chiede l'attivazione di titoli di debito. Un'ipotesi che è stata respinta al mittente da Amsterdam e Berlino che non vogliono appesantire le proprie economie e che ribadiscono come gli strumenti già in campo, a cui si aggiungono quelli messi in funzione dalla Bce e l'impostazione del nuovo Bilancio pluriennale europeo 2021-2027 (sul finanziamento del quale tuttavia non c'è ancora accordo tra I 27).

Sul fronte della Coesione c'è anche la proposta spagnola di un Fondo europeo da 1.500 miliardi finanziato attraverso debito perpetuo dei Paesi dell'Ue, che verrà assegnato tramite trasferimenti - e non come debito - tra i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi. Un'ipotesi che difficilmente potrà essere accolta dalla Consiglio Ue. 

La linea che potrebbe prevalere è quella dell'approccio alla tedesca, quello a cui ci ha abituato la cancelliera Merkel, ovvero un macro-problema sarà diviso in tanti piccoli problemi affrontati singolarmente. In particolare prima si darà il via libera agli strumenti finanziari già pronti, poi si chiarirà la controversa questione del Mes, su cui l'Italia in primis chiede garanzie sulle condizionalità.

 

A quel punto si potrebbe affrontare il tema del Recovery Fund. Si tratta di una strategia che permette di non portare alla rottura a tutto campo a livello europeo come molti hanno temuto, anche in maniera propagandistica, nelle scorse settimane.

Se la posizione dell'Italia è complessa a livello europeo, lo stesso vale anche a livello interno per le tensioni che attraversano il governo giallorosso, in particolare per la contrarietà del Movimento 5 Stelle alla fruizione del Fondo salva Stati, per il pericolo di un controllo da parte dell'Unione sulla politica economica italiana. 

 

Sullo sfondo dell'intero dibattito eurobond sì/eurobond no c'è un tema di lungo periodo sulla sostenibilità del debito di alcuni Paesi, ad iniziare dall'Italia. C'è chi potrebbe iniziare anche a pensare che la profonda crisi che sta investendo gli Stati potrebbe essere quasi salutare.

Se l'emergenza coronavirus dovesse avere effetti insostenibili per la nostra economia, si potrebbe immaginare piano di salvataggio per l'Italia (sul modello greco). Così si potrebbe finalmente risolvere l'annoso problema del debito italiano, che con strumenti come quelli chiesti da Roma sarebbe ancora rinviato o addirittura peggiorato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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