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Indagati i carabinieri accusati di stupro da due studentesse

Le giovani sono state sentite a lungo dagli investigatori e hanno confermato le accuse, fornendo versioni non contraddittorie
La discoteca di Firenze dove sono intervenuti i due carabinieri - Foto Ansa/Maurizio Degl'Innocenti
La discoteca di Firenze dove sono intervenuti i due carabinieri - Foto Ansa/Maurizio Degl'Innocenti
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Sono stati identificati e indagati i due carabinieri accusati di aver violentato due ragazze statunitensi nella notte tra il 6 e il 7 settembre a Firenze. Le giovani, che l'altro ieri sono state sentite fino a tarda notte dagli investigatori, hanno confermato le accuse. La procura si è mossa di conseguenza, iscrivendo i due militari sul registro degli indagati. I carabinieri, che non sono ancora stati ascoltati, non sarebbero stati raggiunti da avviso di garanzia, ma sarebbe solo questione di tempo, mentre lo stesso ministro della difesa Roberta Pinotti parla di «una qualche fondatezza rispetto alle accuse che vengono mosse». 

Il comandante generale del'Arma, generale Tullio Del Sette ha detto che «se fosse vero, cosa che auspichiamo tutti venga accertata quanto prima, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita che rende i protagonisti indegni dell'uniforme che indossano e che comporterà gravi conseguenze, anche immediate, sul piano disciplinare e della condizione di stato». Anche la procura militare di Roma ha aperto un fascicolo sulla vicenda. «Al momento si tratta di atti relativi al fatto», dice il procuratore militare Marco De Paolis, che è in attesa di ricevere un rapporto giudiziario. «Dalle ricostruzioni giornalistiche della vicenda emergono astrattamente anche reati militari come la violata consegna e il peculato militare. Quando riceveremo il rapporto potremo fare valutazioni più pertinenti». 

Gli inquirenti avevano deciso di risentire le due ventenni Usa, che frequentano un'università americana a Firenze, per chiarire alcuni punti e colmare alcune lacune presenti nel racconto reso agli agenti della squadra volante, che proprio loro avevano avvisato chiamando il 113 a poche ore dal fatto. Giovedì sera, sentite separatamente negli uffici della procura, avrebbero fornito una versione non contraddittoria e concorde con quanto affermato in un primo momento

Stando al loro racconto, i due militari, che avrebbero anni di esperienza alle spalle, sarebbero intervenuti insieme ad altre pattuglie per disordini in una discoteca nei pressi del piazzale Michelangelo. Qui avrebbero incontrato le ragazze. Le avrebbero fatte salite sull'auto di servizio offrendosi di accompagnarle a casa. Ci sarebbero anche alcuni testimoni, che affermano di averle viste salire sulla gazzella dei carabinieri. L'auto è poi partita - erano da poco passate le tre del mattino - dirigendosi verso il centro di Firenze, raggiungendo l'abitazione dove le due studentesse vivono in affitto, poco lontano da via Tornabuoni. Gli spostamenti della gazzella dei carabinieri sarebbero stati confermati dalle immagini di alcune telecamere cittadine. Due in particolare, che avrebbero registrato l'avvicinamento dell'auto e la sua uscita dalla zona in circa 20 minuti. Una volta arrivati, parcheggiata la vettura, uno dei carabinieri avrebbe abusato di una delle due ragazze nell'androne del palazzo e l'altro della seconda nella cabina dell'ascensore. Tracce biologiche compatibili con un rapporto sessuale sarebbero state trovate dai poliziotti della scientifica nell'androne fino all'appartamento delle due ragazze. E gli esami eseguiti all'ospedale confermerebbero che le due ventenni hanno avuto rapporti sessuali. Resta da accertare se i rapporti siano riconducibili alle violenze di cui dicono di essere state vittime. 

Decisivo a questo riguardo potrebbe rivelarsi l'esame del Dna: la scientifica avrebbe infatti repertato, ai fini del confronto, alcune tracce biologiche trovate sugli abiti che le ragazze indossavano al momento della presunta violenza. Sulla vicenda è intervenuto il dipartimento di Stato Usa, che ha spiegato di «prendere queste accuse molto seriamente». Questa mattina il console generale Usa a Firenze, Beniamin Wohlauer, si è recato in questura, dove ha avuto in colloquio di circa un'ora col questore Alberto Intini, e presso il comando provinciale dei carabinieri. I carabinieri hanno garantito al console «massima trasparenza, rigore e sforzo per arrivare alla verità».

 

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