«Il pm di Milano Storari diede i verbali a persona titolata»
Il pm di Milano Paolo Storari nel rivolgersi all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo aveva intenzione di «segnalare ciò che costituiva, secondo la sua versione dei fatti, una inerzia investigativa pericolosa posta in essere» dall'ex procuratore di Milano Francesco Greco e dall'aggiunto Laura Pedio, che riguardava «fatti gravi, di rilievo sia penale che disciplinare, a carico o a danno (anche) di componenti» dello stesso Csm, nella convinzione «di non commettere alcuna rivelazione illegittima, ma "autorizzata" e/o dovuta».
Lo si legge nelle motivazioni con cui il gup di Brescia Federica Brugnara, al termine del processo con rito abbreviato, ha assolto Storari dall'accusa di rivelazione del segreto
d'ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria.
Secondo il giudice, il pm milanese aveva consegnato quei verbali a Davigo ritenendolo interlocutore «istituzionalmente qualificato» a riceverli «il quale si era impegnato a fare da "tramite" con il Comitato di Presidenza» del Consiglio Superiore della Magistratura, incorrendo «in un errore su una norma extrapenale». Infatti il pubblico ministero «era convinto di rivelare informazioni segrete» a chi era «deputato a conoscerle»
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