Il piccolo eroe del bus: «Ho pensato a salvare i miei compagni»
«Ho pensato solo ai miei compagni, volevo salvarli, ho cercato di tranquillizzarli, non mi importava cosa poteva succedere a me». Sembra quasi non accorgersi del coraggio e della lucidità che ha avuto mentre era prigioniero sull'autobus Ramy, il 13enne che ieri ha nascosto il cellulare all'autista sequestratore ed è riuscito a fare la prima telefonata al 112. «Non voglio farvi del male, diceva l'autista, ma voglio vendicare mia moglie e le mie tre figlie morte in mare», racconta lo studente rivivendo la giornata di ieri.
«Stavamo tornando a scuola dalla palestra. È arrivato quel tipo che non avevamo mai visto e ci ha detto di stare zitti e fermi - racconta Ramy -. Abbiamo pensato ad uno scherzo, ma dopo ha legato i professori e gli studenti davanti. Poi ha preso i telefonini di tutti, io sono riuscito a nascondere il mio così ho potuto chiedere aiuto. Ho chiamato due volte la polizia, tre volte i carabinieri e uno volta mio padre finché sono arrivati. A quel punto ho dato il telefono all'autista perché non si sentisse in pericolo, gli ho detto che l'avevo trovato per terra».
Intanto tranquillizzava gli amici spiegando loro che aveva parlato con i carabinieri che erano vicini. «Il momento più difficile è stato quando ha messo il coltello addosso ad un nostro compagno, già solo vedere il coltello ci ha fatto paura - continua -. Poi ci ha spaventati gettando la benzina per terra. Io ho temuto il peggio proprio quando sono arrivati i carabinieri perché lui era molto nervoso, aveva in mano l'accendino e ci minacciava dicendoci che era pronto ad accendere il fuoco. Ma i carabinieri sono arrivati al momento giusto e quando hanno spaccato i vetri abbiamo capito di essere salvi».
«Da grande vorrei fare il carabiniere» ha poi rivelato Ramy, diventato per tutti un eroe dopo aver avuto il coraggio di chiamare il 112 assieme a un compagno. «Sono piccolo ma ho già in mente da tempo cosa vorrei fare da adulto - racconta Ramy - L'idea di fare il carabiniere ce l'ho da prima che succedesse tutto e questa vicenda ha rafforzato ancora di più il mio desiderio. In alternativa, se non dovessi farcela, mi piacerebbe fare il farmacista». Timido ed educato, Ramy non ha raccontato questo suo sogno neppure ai militari che lo hanno aiutato. «Avrei voluto dirlo ma nessuno me l'ha chiesto».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato