Italia e Estero

Il legame di Giuseppe Conte con il caso Stamina

Giuseppe Conte, indicato come premier da Luigi Di Maio, è stato nel 2013 il legale della famiglia di Sofia, bimba simbolo del caso Stamina
Giuseppe Conte // © ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Giuseppe Conte // © ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Giuseppe Conte, indicato come premier da Luigi Di Maio, è stato nel 2013 il legale della famiglia di Sofia, una bimba di Livorno affetta da leucodistrofia metacromatica, malattia degenerativa terminale che porta a progressiva paralisi e cecità. 

Come avvocato si era battuto affinché la piccola potesse seguire all’ospedale Civile di Brescia il protocollo di cura Stamina che prevedeva l'uso di cellule staminali. Il trattamento della bambina aveva subito diverse interruzioni, dopo l'apertura di alcune inchieste della magistratura sulla Stamina Foundation, nonostante i genitori avessero parlato di un sensibile miglioramento delle sue condizioni e si fossero battuti per farle proseguire la cura.

Il protocollo era stato contestato anche dal ministero della Salute e dall'Agenzia italiana del farmaco, l'Aifa, e bollato come «dannoso». 

Conte era stato particolarmente duro con la giustizia e con gli stop della cura imposti alla famiglia: «Chiedo a tutte le Autorità e a tutti i Responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda di assumersi la responsabilità - in scienza e coscienza, e ciascuno per quanto di sua competenza - di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato». 

Conte appariva anche tra i promotori della fondazione «Voa Voa», dal titolo del libro scritto dalla madre di Sofia, una fondazione creata durante il caso Stamina per sostenere la «libertà di cura». La fondazione, promossa dall'attrice Gina Lollobrigida, aveva tra i primi beneficiari proprio la Fondazione Stamina di Vannoni. La piccola Sofia, divenuta simbolo della battaglia per l'accesso al metodo Stamina ideato da Davide Vannoni, è morta il 31 dicembre 2017.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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