Italia e Estero

«Il 14 luglio l'immunità di gregge per l'Unione Europea»

Thierry Breton ha affermato «con certezza» che altre 360 milioni di dosi di vaccino saranno consegnate alla fine del secondo trimestre
Bambini durante una protesta contro la Dad - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Bambini durante una protesta contro la Dad - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Da buon francese, il commissario europeo Thierry Breton avrà pensato alla presa della Bastiglia: fatto sta che il responsabile del Mercato interno, messo anche a capo della task force europea sui vaccini, ha individuato un giorno preciso entro cui il Vecchio Continente dovrà raggiungere la sospirata immunità di gregge contro il coronavirus, ed è proprio il 14 luglio.

Per quella «data simbolica», ha assicurato, l'Europa avrà «la capacità di immunità collettiva» verso il Covid-19.

Nei palazzi di Bruxelles confidano su una produzione industriale finalmente a regime «con 52 stabilimenti che lavorano 24 su 24, sette giorni su sette», dopo i ritardi nelle consegne e dopo che questa settimana l'Ue ha aumentato i suoi poteri per bloccare le esportazioni di vaccini. E contano su un'accelerazione delle campagne nazionali di vaccinazione. Per le quali, ha ammonito Breton, «tocca ora agli Stati membri organizzarsi».

In un'intervista rilasciata a Rtl e Le Figaro, il commissario francese ha affermato «con certezza» che altre 360 milioni di dosi saranno consegnate in Europa alla fine del secondo trimestre, vale a dire entro giugno, e 420 milioni a metà luglio. Quantità «necessarie per iniziare a parlare di questa immunità collettiva», ha sottolineato.

Quanto ai ritardi nelle consegne del vaccino AstraZeneca, la società anglo-svedese «si è impegnata a fornire 70 milioni di dosi per i nostri concittadini europei e sono tutte prodotte in Europa», ha sottolineato Breton. E «finché AstraZeneca non avrà adempiuto ai propri obblighi - ha aggiunto -, tutto ciò che viene prodotto sul suolo europeo è destinato agli europei».

Intanto, in vista della stagione estiva e con l'obiettivo di aiutare la ripresa del turismo e gli spostamenti tra un Paese e l'altro, prendono ritmo i lavori per sviluppare il cosiddetto passaporto sanitario armonizzato a livello europeo. Il lancio di questo strumento, voluto soprattutto da alcuni stati del Sud a maggiore vocazione turistica - Grecia e Spagna - ma accompagnato finora anche da non poche perplessità, è previsto per il 15 giugno, ha annunciato Breton mostrando un prototipo del documento. Il certificato dovrebbe essere disponibile sia in formato cartaceo sia digitale in ogni Paese dell'Ue. Funzionerà così: dotato di un codice QR, conterrà l'indicazione sul tipo di vaccino ricevuto. Non sarà però un passaporto strettamente vaccinale: in alternativa, il documento segnalerà infatti se si ha già avuto la malattia e si hanno dunque gli anticorpi contro il Covid. Il documento potrà essere richiesto per prendere un aereo, per partecipare a eventi o per entrare in un luogo pubblico. Non sarà tuttavia obbligatorio, ha promesso Breton.

In mancanza del certificato basterà presentare, ove richiesto, un test negativo al Covid, come peraltro già oggi succede per molti spostamenti all'interno dell'Unione europea. Anche l'America di Joe Biden d'altra parte sta lavorando ad un progetto simile. Dopo lo Stato di New York, primo a lanciare un pass vaccinale, ora si sta studiando un documento valido a livello federale per cercare di tornare anche lì alla normalità per la loro data simbolo: il 4 luglio, che negli auspici del presidente quest'anno dovrà segnare l'indipendenza dal virus. All'accelerazione sulle campagne vaccinali chiesta agli Stati da Bruxelles sembra intanto voler rispondere il presidente francese Emmanuel Macron. «In qualche settimana», ha promesso, il Paese raggiungerà i britannici quanto a numero di vaccini. Un obiettivo ambizioso, visto che il Regno Unito viaggia ormai oltre quota 33 milioni di dosi somministrate e ha coperto quasi il 44% della popolazione con almeno una prima iniezione, secondo le statistiche pubblicate sul sito Our World in Data. Mentre la Francia è ancora a 10 milioni, pari a circa l'11% della popolazione. Tra gli Stati dell'Unione europea, a guidare la classifica del numero di dosi somministrate è sempre la Germania, con oltre 12 milioni, seguita proprio dalla Francia e poi dall'Italia, con più di 9 milioni di iniezioni fatte.

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