I talebani: «Siamo per i diritti delle donne ma sotto la Sharia»
«Ci impegniamo per i diritti delle donne all'interno della Sharia. Lavoreranno fianco a fianco con noi. Non ci saranno discriminazioni». Esordisce così il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, che ha deciso di parlare ai giornalisti in conferenza stampa a Kabul. «Nessuno sarà danneggiato, non vogliamo avere problemi con la comunità internazionale», ha aggiunto, specificando però che «abbiamo il diritto di agire secondo i nostri principi religiosi. Altri Paesi hanno approcci e regolamenti diversi, e gli afghani hanno il diritto di avere le proprie regole in accordo con i nostri valori».
Già nel pomeriggio di martedì i talebani hanno promesso un’amnistia e invitato le donne a entrare al governo, sempre secondo le regole della Sharia, cioè la legge islamica. Un’affermazione che sembra voler indicare una svolta moderata degli studenti islamici che hanno anche annunciato un’amnistia generale per tutti i funzionari statali, invitandoli a tornare al lavoro. Non solo, ma un altro portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, ha dichiarato a Sky News che le donne afghane potranno accedere all’istruzione, compresa l’università, sotto il dominio dei talebani, dicendo che dovranno indossare l’hijab (il velo islamico) ma non il burqa (l’abito femminile islamico che copre interamente viso e corpo). Gli esperti però dubitano di queste dichiarazioni, consapevoli di quanto accaduto negli anni dello scorso dominio islamico tra il 1996 e 2001.
Nel frattempo le missioni militari inviate da Usa e Regno Unito in Afghanistan per assicurare l’evacuazione di cittadini occidentali e degli afghani che hanno collaborato con le istituzioni di Paesi Nato e quindi ora si trovano in pericolo stanno lavorando per facilitare la partenza di almeno altre 6.000 persone. In Europa si è iniziato a dibattere del rischio che migliaia di profughi afghani provino a entrare nel continente. Il Canada ha già deciso di accogliere 20mila persone. Le associazioni di tutela dei diritti umani, come Di.Re, stanno chiedendo di aprire corridoi umanitari per tutelare i soggetti più a rischio, come le donne. Anche la Lombardia si fa avanti: i Comuni «sono pronti a fare la loro parte - fa sapere l’Anci - e si uniscono allo sforzo dei tanti Comuni italiani che in queste ore si sono detti pronti ad accogliere i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan e i rifugiati che fuggono da quella terra».
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