I casi di coronavirus in Italia sono in aumento da otto settimane
«Non è possibile valutare, al momento, l'impatto che l'apertura delle scuole in Italia avrà sull'andamento dell'epidemia. Si ritiene che questo aspetto sarà valutabile a partire dalle prossime 2-3 settimane».
Così si legge nel monitoraggio settimanale del ministero della Salute e dell'Iss per la settimana 14-20 settembre (aggiornato al 22 settembre), in cui si sottolinea che «la riapertura delle scuole rimane uno degli elementi da monitorare attentamente». Tutto ciò mentre oggi è stato riscontrato un nuovo picco di infezioni, il numero più alto del post lockdown.
«Non è stata accertata, nella settimana in esame - si legge nel documento - una trasmissione del virus nell'ambito scolastico sebbene siano stati identificati numerosi casi sporadici in concomitanza con la riapertura delle scuole. L'elevata attenzione, a cui hanno contribuito le misure messe in campo (screening, rilevazione della temperatura giornaliera, procedure per la gestione di casi sospetti sintomatici in ambito scolastico) hanno contribuito alla rapida identificazione e diagnosi dei casi. Sono in corso numerose indagini epidemiologiche e sono state attivate procedure di quarantena laddove previsto».
In Italia, ad ogni modo, si osserva un lento e progressivo peggioramento dell'epidemia di SARS-CoV-2 da otto settimane che si riflette in un maggiore carico sui servizi sanitari. Questo andamento, sebbene rifletta un trend comune a molti paesi europei, in Italia è per ora più contenuto. Questo, secondo il Ministero della salute e l’Iss, «non deve portare a sottovalutare il rischio di una rapida ripresa epidemica dovuto ad un eccessivo rilassamento delle misure, con autorizzazione di eventi ed iniziative a rischio aggregazione in luoghi pubblici, e dei comportamenti individuali anche legati a momenti di aggregazione estemporanei».
A livello nazionale, si legge sempre nel monitoraggio, il tasso di occupazione dei posti letto in area medica è aumentato dal 4% al 5% mentre il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva dal 2% al 3%, con valori superiori al 10% in alcune Regioni o Province autonome. «Sebbene non siano ancora presenti segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali, la tendenza osservata potrebbe riflettersi a breve tempo in un maggiore impegno. Si conferma, inoltre, l'importante e crescente impegno dei servizi territoriali (Dipartimenti di Prevenzione) per far sì che i focolai presenti siano prontamente identificati ed indagati».
Per quanto riguarda l'età dei nuovi infetti, mentre nelle ultime tre settimane si era osservato un incremento della età mediana dei casi notificati, questa settimana l'età mediana è stabile a 41 anni.
«Dobbiamo registrare un aumento del numero dei casi Covid nel nostro Paese per l'ottava settimana consecutiva, anche se l'indice Rt è intorno ad 1 - ha commentato il direttore generale prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza -. Si sono verificati diversi focolai in tutto il Paese e gran parte di questi sono dovuti a transizione intradomiciliare o familiare. Per fortuna, questa settimana, l'età mediana è rimasta ferma a 41 anni e ciò spiega perché l'aumento delle ospedalizzazioni sia molto molto lento».
La situazione nei Paesi vicino all'Italia «è abbastanza preoccupante», ha aggiunto Rezza, ed è quindi necessario «mantenere sempre comportamenti prudenti, evitando gli assembramenti, tenere comportamenti di distanziamento fisico, uso delle mascherine e frequente lavaggio delle mani».
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