I 737 restano a terra, la verità è nelle scatole nere recuperate
È ancora presto per capire cosa sia successo al volo 302 dell’Ethiopian Airlines precipitato domenica, appena 6 minuti dopo il decollo da Addis Abeba con 157 persone a bordo, tra cui 8 italiani. La compagnia aerea e alcuni Paesi hanno già sospeso i voli dei Boeing 737 Max 8 e, dopo il secondo incidente in pochi mesi, la società americana affonda in Borsa, toccando a Wall Street -12,8%, il suo minimo dall’attentato alle Torri Gemelle del 2001.
Il 737 Max è il modello più importante per Boeing e genera un terzo del profitto operativo della società. E il crollo a Wall Street coinvolge anche la Southwest Airlines, la compagnia aerea con il maggior numero - 34 - di Boeing 737 Max, che perde l’1,45%.
In attesa di chiarire la dinamica del disastro, Cina e Indonesia - teatro a ottobre del primo incidente con 189 morti su un volo della Lion Air - hanno deciso di lasciare per il momento a terra le loro flotte, la Corea del Sud ha aperto un’indagine «precauzionale», mentre l’Europa prende tempo e avvia un «monitoraggio», ritenendo prematura un’eventuale decisione sui 55 modelli di 12 compagnie in servizio in 10 Paesi europei. In Italia i 737 Max sono tre, in uso ad Air Italy, e sia la compagnia che l’Enac assicurano che il vettore italiano opera «in piena osservanza con le disposizioni delle autorità aeronautiche e alle direttive del costruttore». La stessa Boeing non ha al momento nuove indicazioni da dare agli operatori sulla messa a terra dei 737 Max, ma ha assicurato che la sicurezza «è la priorità principale» e che si sta «prendendo ogni misura per capire in pieno tutti gli aspetti dell’incidente, lavorando in stretto contatto con i team investigativi e tutte le Authority coinvolte».
Tra coloro che condurranno l’inchiesta, ci sarà anche un esperto italiano, in qualità di osservatore, in base alla norma internazionale secondo cui possono partecipare alle indagini rappresentanti di Stati che hanno avuto loro concittadini tra le vittime. Le scatole nere sono state ritrovate nelle ultime ore, una delle due appare danneggiata, ma nel mirino degli investigatori sembra già essere finito uno dei software di comando. Dalle analogie con l’incidente del 29 ottobre in Indonesia, gli esperti sembrano infatti prediligere l’ipotesi di un difetto nel software che gestisce i dati relativi al sistema di protezione dell’«inviluppo di volo», ossia la relazione fra l’angolo di attacco dell’ala, la velocità del velivolo e il flusso di aria che lo circonda.
Dati che vengono inviati direttamente ai sistemi di bordo che l’equipaggio deve saper valutare e gestire. Poiché questo sistema di software è molto recente, l’Agenzia Europea per la Sicurezza del Volo (Easa) e l’Agenzia Federale per l’Aviazione (Faa) Usa - che ha diramerà un’allerta internazionale sui Boeing - hanno raccomandato che ai piloti debbano essere date tutte le informazioni necessarie per intervenire tempestivamente. Vittime. Sul terreno continua il recupero dei corpi delle vittime, compresi gli 8 italiani: l’assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia Sebastiano Tusa; Virginia Chimenti, Maria Pilar Buzzetti e Rosemary Mumbi, del World Food Programme; il presidente della ong Cisp e rete LinK 2007 Paolo Dieci; e tre volontari della ong Africa Tremila, Carlo Spini, sua moglie Gabriella Vigiani e il tesoriere Matteo Ravasio.
L’Unità di crisi ha fatto sapere che i tempi di identificazione e riconoscimento potrebbe essere «lunghi», ma ha assicurato ai familiari che si sta lavorando con le autorità etiopi per accorciare l’attesa per riportare le salme a casa. La Farnesina ha issato le bandiere a mezz’asta, mentre la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine al momento senza indagati né ipotesi di reato.
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