Italia e Estero

Hotel Rigopiano, il lavoro senza sosta dei soccorritori bresciani

Undici sopravvissuti, cinque corpi senza vita recuperati e 23 dispersi: è questo il bilancio attuale della tragedia dell'hotel Rigopiano
  • Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
    Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
  • Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
    Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
  • Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
    Il lavoro dei soccorritori nella zona dell'hotel Rigopiano
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Undici sopravvissuti, cinque corpi senza vita recuperati e 23 dispersi segnalati: è questo il bilancio attuale della tragedia dell'hotel Rigopiano, a Farindola, nella zona del Gran Sasso.

Ai due sopravvissuti recuperati all'alba di giovedì - il cuoco Giampiero Parente e il tuttofare dell'hotel Fabio Salzetta -, si aggiungono la moglie di Parete, Adriana Vranceanu, e il figlio Gianfilippo e altri tre bimbi recuperati: l'altra figlia di Parete, Ludovica, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo. 

Nella notte sono poi state estratte vive altre quattro persone, due uomini - Giampaolo Matrone (lievemente ferito) e Vincenzo Forti - e due donne, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi. 

«Abbiamo altri segnali da sotto la neve e le macerie - ha detto il funzionario dei vigili del fuoco Alberto Maiolo -, stiamo verificando. Potrebbero essere persone vive, ma anche le strutture dell'albergo che si muovono sotto il peso della neve».

Gli uomini bresciani del soccorso alpino e speleologico hanno lavorato fianco a fianco con gli altri operatori alla ricerca di altri superstiti. Ore di lavoro senza sosta, in condizioni davvero difficili.

BRESCIANI NELL'INFERNO BIANCO

«Dei venticinque soccorritori partiti venerdì sera dalla Lombardia - spiega il responsabile Pino Mazzucchelli -, cinque vengono dalle stazioni di Temù, Breno, Media Valle Camonica, Valtrompia e Valsabbia».

Pala e sonda, ma soprattutto la conoscenza di ambienti innevati e scenari valanghivi sono gli strumenti con cui operano i soccorritori bresciani. Straordinarie le condizioni in cui si deve operare, «in alcune zone ci si può muovere solo con gli sci» dice Alberto Gigliuto, vicepresidente Cnsas Lombardia, che in Abruzzo ha inviato nei giorni scorsi una quarantina di uomini.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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