Italia e Estero

Guanti e mascherine usati, le regole per smaltirli come rifiuti

L'Istituto superiore di sanità e Ispra hanno elaborato un vademecum per lo smaltimento dei dispostivi imposti dall'emergenza Covid-19
Mascherina e guanti: dispositivi di protezione che poi divengono rifiuti - © www.giornaledibrescia.it
Mascherina e guanti: dispositivi di protezione che poi divengono rifiuti - © www.giornaledibrescia.it
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Guanti e mascherine. Cifra più evidente negli esercizi commerciali e in strada, ormai non solo nei presidi sanitari, dell'emergenza coronavirus, di Fase 1 o 2 che si tratti. Dispostivi preziosi e divenuti simbolo della pandemia che ci accompagna ormai da tre mesi a questa parte, destinati tuttavia a divenire inesorabilmente rifiuti dopo l'impiego.

Alle raccomandazioni affinchè non fossero gettati per strada - tutti siamo stati più o meno testimoni di guanti in particolare abbandonati sull'asfalto - ribadite fin dalla prima ora dalle autorità sanitarie, per scongiurare tutti i possibili rischi di contagio, una indicazione puntuale viene ora - e forse sarebbe stata utile anche prima - dall'Istituto superiore di sanità.

Un vademecum è stato appostitamente rilasciato per fornire linee guida tanto per lo smaltimento di guanti e mascherine in ambito domestico, quanto in ambito aziendale. Date le premesse del caso sulla permanenza del Covid-19 sulle differenti superfici e sulla trasmissibilità conseguente, il documento fornisce le indicazioni del caso per i differenti casi. A partire da quelli che riguardano, a seconda dei casi, pazienti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria da soggetti non affetti da coronavirus.

Se per entrambi vale la regola dello smaltimento di mascherine e guanti nei contenitori dei rifiuti indifferenziati, per i dispositivi utilizzati da soggetti ammalati viene suggerito lo smaltimento previa inserimento in un sacchetto chiuso a se stante, a ridurre il rischio di fuoriuscita e di rischi potenziali conseguenti.

Al riguardo va ricordato anche un altro aspetto: come indicato dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), se in casa c'è un soggetto positivo, la gestione dei rifiuti deve essere considerata equivalente a quella di reparti infettivi ospedalieri, con relativa sospensione della raccolta differenziata e il conferimento di tutti i rifiuti nel raccoglitore dell'indifferenziato.

Sullo sfondo, resta un tema tutt'altro che secondario: quello del volume di rifiuti in più che l'emergenza sta portando con sé. Si pensi che il Politecnico di Torino stima un consumo di circa 1 miliardo di mascherine al mese solo da parte delle aziende. Nel complesso, Ispra calcola in un volume che oscilla fra le 150mila e le 450mila tonnellate di rifiuti in più quelli generati dall'emergenza coronavirus, solo in parte compensati dalla riduzione dei consumi e dei rifiuti urbani conseguenti, indicata a livello nazionale nel 10%, «quantificabile in 500mila tonnellate in meno».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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